Era novembre inoltrato, un novembre di quegli anni in cui, ancora, la nebbia poteva essere definita tale, ossia talmente fitta che se guardavi a terra vedevi si e no le tue ginocchia.
Quel tipo di giornate mi avevano sempre fatto sentire bene: non ho mai capito la gente che si trova a disagio nella nebbia, al di la del senso di protezione che mi da, percepire le persone, più che sentirle o vederle fisicamente, mi ha sempre dato il vantaggio di capire subito con chi avevo a che fare. Solo che questa pareva essere una caratteristica tutta mia.
La maggioranza delle persone che conoscevo, e pure di quelle che conosco tuttora, si sentono a disagio nella nebbia: il non poter usare i solito sensi per identificare le persone o le cose, pare sia il motivo principale di questa sensazione di disagio che la nebbia sembra inculcare nelle persone.
Era un sabato mattina, ed era un po’ che avevo programmato una camminata per le colline appena fuori dalla città: avevo letto di vecchi manieri, chiese sconsacrate ed altre cose, più o meno, interessanti da visitare. Ero conscio del fatto che probabilmente appena salito un po’ di quota la nebbia si sarebbe diradata, ma per intanto me la godevo camminando per la città dirigendomi verso la zona est, per raggiungere uno dei tanti percorsi per amanti delle camminate, che portavano su, ed attraversavano le colline.
Ho sempre preferito camminare, finché ho potuto, quindi allora venticinquenne impavido, che potevano essere mai una quindicina di chilometri, da fare a piedi, per raggiungere questi posti che mi tanto mi interessavano??
Partii intorno le otto del mattino fermandomi, strada facendo, presso la mia pasticceria preferita, così da caricarmi di carboidrati e liquidi, leggete pure abbuffarmi di cornetti, bomboloni e quanto d’altro il forno avesse sfornato da poco, il tutto accompagnato da una fumante cioccolata calda, coperta da una montagna di panna montata; e parliamo di panna montata vera, non quelle schifezze che si trovano nelle bombolette spray!
Ben rifocillato, ripresi il cammino verso le colline con passo sostenuto, non volevo arrivare su troppo tardi, altrimenti avrei dovuto ridurre i posti da vedere!
Arrivai al primo punto della mia personale mappa di viste verso le undici, stranamente la nebbia non si era dissolta del tutto, man mano salissi di quota, ma essendo novembre non ci feci caso più di tanto, anzi ero pure più contento: la nebbia dava un che di misterioso al castello che avevo davanti. D’accordo castello forse una volta, adesso qualche muro diroccato ancora in piedi, a testimonianza del castello che fu. Iniziai a leggere avidamente gli appunti che mi ero stampato, da internet, sulla storia di questo maniero.
La costruzione primaria risaliva al X° secolo, come spesso capitava nel nord del paese, questi vecchi castelli, con l’andar del tempo, venivano ampliati e rimessi in uso: perché sprecare quello che esisteva già ?
Più avanti nel tempo gli Asburgo ne presero possesso conformandolo alle loro necessità belliche, quindi, alla fin fine, il castello era stato in uso fino a tempi relativamente recenti pensai. Di certo con gli Asburgo era stata piuttosto fortificata: aveva 18 cannoni da 9,5 centimetri, di cui la metà rigata e l’altra no, più un paio di mortali da 24 centimetri; avevano anche un discreto arsenale: circa 48000 chilogrammi di polveri esplosive varie!
Tutto sommato la fortezza era tenuta ancora piuttosto bene: le torri erano tutte in piedi, anche se mancavano loro totalmente le merlature; purtroppo, al solito in questo paese, l’accesso era consentito solo alla corte maggiore dall’ingresso ottocentesco. Laddove esisteva la polveriera c’erano dei lavori in corso, forse da li a qualche tempo avrebbero riaperto anche quel locale, al pubblico.
Decisi che avrei fatto una ricognizione completa dell’immobile sfruttando il corpo astrale in un secondo momento: per farlo avevo bisogno di posto dove rilassarmi e non essere disturbato!
Lasciai il castello muovendomi alla ricerca del vero pezzo forte, almeno per me: la vecchia chiesa, sconsacrata, di San Venerio.
In realtà adesso è solo un immobile fatiscente, ma da voci raccolte in città, la notte c’era un certo movimento che volevo verificare: di gente così pazza da tentare di fare messe nere il mondo è pieno, ma che addirittura usino una chiesa sconsacrata, allora vanno cercando guai e pure di quelli grossi!
Mi fu chiaro da subito che le voci raccolte in città non erano solo voci osservando gli sguardi preoccupati delle persone a cui domandavo indicazioni per raggiungerla. Addirittura un anziano contadino del posto mi incitò, in dialetto piuttosto stretto, di starci lontano, che li succedevano ‘cose brutte’ e non solo, sempre di notte.
Questo non fece che aumentare la mia determinazione nel voler trovare il posto. Ed alla fine camminando su sentieri sterrati che battevano tutte le colline iniziai a sentire freddo: ma non il freddo dovuto a quella persistente nebbia che non voleva alzarsi, ma un freddo interiore, arcaico, cattivo. Mi fu sufficiente seguire quella traccia di fredda aria stantia e maleodorante per trovare quello che restava della chiesa.
Appena arrivato mi si strinse un po’ il cuore: di quella che fu la casa di religiosi e credenti erano rimaste solo le mura di cinta e, a dire il vero, a guardarle nemmeno quelle troppo sicure!
Restai un po’ fuori a guardare quei muri in pietra chiara, rifugio un tempo di preti, monaci e persone che cercavano pace interiore. Adesso però, da quello che percepivo, invece veniva dato rifugio a gente di malanimo, in cerca di vendette, di potere, di denaro e tutti in cerca di ottenere quello che cercavano in modo rapido e senza fatica. Stolti!
Ai giorni nostri dovrebbe essere noto a tutti che la magia nera richiede sempre un tributo e di norma il tributo preteso ha un valore molto più alto di quello che si chiede di ottenere, sebbene chi si propone di accontentarti non te lo faccia capire.
Entrai nella ormai distrutta chiesa, facendo molta attenzione a dove mettevo i piedi ed a dove mi appoggiavo: avevo l’impressione che il posto stesse in piedi solo grazie alla volontà di quegli spiriti oscuri spesso invocati li dentro. Il che, se fosse stato vero, era rischioso per me: avessero capito chi ero, e cosa cercavo, avrebbero anche potuto farmi crollare ciò che restava della chiesa addosso.
L’interno era spoglio come era prevedibile dall’esterno. Solo in fondo alla, quella che fu, navata, c’era una roccia malamente lavorata; ad un occhio inesperto era solo una roccia lavorata male; ma ai miei occhi, era chiaramente un altare oscuro; ossia quello che veniva usato come altare per quelle, che il popolino, chiama messe nere.
Di certo li dentro non si facevano festini per compleanni o per matrimoni: l’aria era satura, pur non essendoci più un tetto, di odori ben precisi: incensi, estratti di piante, olii essenziali e quanto altro si usava durante uno di questi riti. Erano tutte sostanze in uso per riti di magia nera, senza alcuna possibilità di essere in dubbio. Aveva ragione chi mi aveva avvisato su questo posto. Andava controllato e se necessario ripulito!
Mi levai lo zainetto da spalla, aprendolo ed estraendone alcuni sacchetti di stoffa in cui erano stivati, a seconda del sacchetto, varie erbe e cristalli. Ognuno aveva lo scopo di aprire una breccia nelle protezioni che erano state erette intorno all’immobile.
In questo modo avrei potuto curiosare all’interno durante uno dei loro incontri segreti: chiaramente non fisicamente, ma lo spostamento astrale, per queste attività, era la cosa più comoda: assistere in forma non fisica e quindi difficilmente rilevabile a cosa accadesse li dentro. Era la cosa più saggia da fare finché non avessi saputo più di preciso in cosa erano immischiati.
Mancavano solo tre giorni alla luna nuova, sicuramente un momento buono per fare uno dei loro incontri: era solo questione di avere pazienza qualche giorno e poi iniziare la caccia!!
Arrivò il terzo giorno, quello di luna nuova, così la sera mi preparai ad andare a dare un occhiata alla chiesa sconsacrata, per farmi un idea se si trattasse solo di gente stupida, o peggio, di gente che sapeva cosa stesse facendo: avevo solo il problema degli orari; a che ora si trovavano? Il mio contatto non era riuscito ad essere preciso su questa informazione, sapeva solo che si trovavano sempre e solo dopo il tramonto.
Cosa comprensibile per diversi motivi: dall’essere meno notati, man mano si arrivava alla ex chiesa, al fatto che molte entità preferivano manifestarsi in quella che volgarmente viene chiamata l’ora delle streghe, ossia intorno le tre di mattino. Vista la mia solita fortuna si sarebbero trovati per le tre, per cui mi misi l’anima in pace e mi arresi all’idea di passare la notte in bianco.
Essendo pieno inverno, il sole tramontava piuttosto in fretta, per cui avrei dovuto fare delle incursioni, più o meno periodiche, per capire a che ora iniziavano ad arrivare i partecipanti.
Decisi di usare come orario di partenza le ventidue: prima sarebbe stato ancora rischioso visto l’alto numero di posti in zona dove le coppie si imboscavano con le macchine, per avere un po’ di intimità necessaria per fare del sesso decente, per quanto in macchina.
Non ho mai capito chi preferisce fare sesso in macchina quando ha invece disponibile un bel letto comodo ed al caldo. Questione di gusti immagino!
Mi misi comodo in poltrona verso le nove e quarantacinque così da poter avviare la procedura di distacco del corpo astrale da quello fisico: mi bastavano pochi minuti all’inizio, poi diventava quasi istantaneo come processo.
Più per abitudine che per necessità o cortesia, avvisai il mio inquilino della serata in previsione così che non ci mettesse il becco dentro. Si era dimostrato di un curioso allucinante quando partivo per una caccia!!
Lascai una candela piuttosto larga accesa, così da avere un punto di riferimento in caso di bisogno di una ritirata rapida, e cominciai a rallentare il respiro e di conseguenza il battito cardiaco. Ormai erano anni che usavo questo modo di viaggiare quando mi serviva, ma non riuscivo ad abituarmi mai alla sensazione di distacco che provavo ogni volta che il corpo astrale si staccava da quello fisico.
Contrariamente a quanto si favoleggia, non c’è alcun cordone ombelicale metafisico che ti tiene legato al corpo fisico, per cui, se non stai attento a quello che combini, ed il corpo muore, tu resti incastrato nel piano astrale per il resto dei giorni di questo mondo, e non è il caso che ciò accada!!
Una volta staccato dal corpo fisico, al solito e non so perché, mi girai per guardare il mio corpo fisico seduto in poltrona: era una consuetudine che mi aveva insegnato il nonno durante i primi esercizi. Non avevo chiesto spiegazioni allora e ne me ne dette mai a riguardo.
Per spostarsi con il corpo astrale ci sono due metodi:
il primo prevede il percorrere il tragitto da dove sei a dove vuoi andare. È un po’ come spostarsi in elicottero seguendo un percorso ben preciso. Questo è il metodo usato di solito dai novizi, perché più facile da controllare, ed a dirla tutta anche più bello perché potevi vedere tutto il percorso che abitualmente facevi al livello del suolo camminando o viaggiando in macchina, dall’alto, godendo di una vista ed una prospettiva del tutto diversa. il secondo prevedeva lo spostamento immediato: pensavi dove volevi arrivare ed eri li. Meno romantico, meno divertente, ma molto più pratico se non conoscevi il percorso o avevi fretta di spostarti. Di norma io usavo il primo se mi spostavo per diletto, ed il secondo se invece ero a caccia, e visto che di preparazione ad una probabile caccia si trattava, mi proiettai immediatamente sopra la struttura della chiesa abbandonata. Dall’alto era totalmente al buio, indice che non era arrivato ancora nessuno, feci un giro allargando il raggio di movimento e non vedi nessun mezzo parcheggiato nelle vicinanze, quindi ne dedussi che era presto e che sarei dovuto tornare più in la durante la serata.
Feci un salto veloce verso casa e rientrai nel mio corpo in attesa del passaggio di un’altra ora per rifare il controllo. Il cane che aveva sentito il rientro nel corpo mi si avvicinò strusciandomi il muso sotto il palmo della mano: il suo modo di chiedere una coccola; ma che fosse solo una: al di la della razza, un Dobermann, era comunque un cane che non amava troppo le smancerie tipo le ore ad essere coccolato. Carattere adatto a me che non ero nemmeno io tipo da stare li mezz’ora di fila a fargli le coccole: eravamo una bella accoppiata tutto sommato!
Guardai un po’ di televisione cercando di far passare il tempo più in fretta, pur sapendo che era una pia illusione. Quando furono circa le ventitré mi distaccai dal corpo fisico nuovamente e in un lampo fui di nuovo sopra la fu chiesa, ma nulla: ancora tutto buio e silente… a parte forse… ma non ero certo.
Rientrai a casa controllando bene di non essere seguito, e ripreso controllo del corpo pensai a quella sensazione strana: pur non essendoci nessuno sul posto, avevo avuto come la sensazione che qualcun altro o qualcosa di altro fosse li in zona. Una entità che sapeva sarebbe stata invocata? Difficile: di norma le entità fanno già difficoltà a venire quando invocate, figuriamoci se si presentano prima dell’invocazione!!
Allora chi? Mi ripromisi al successivo trasferimento di controllare meglio le mie sensazioni per capire se mi fossi sbagliato o se davvero c’era qualcosa/qualcuno oltre a me a spiare quel posto.
Arrivò quasi la mezzanotte e, di nuovo, mi staccai dal corpo fisico e mi portati velocemente sulla chiesa e stavolta non era buia!!!
Fioche luci venivano dall’interno, e, da quando fioche erano, potevano essere solo candele o lampade ad olio. Di certo non lampade di un impianto elettrico o torce di quelle che si tengono in mano durante le escursioni. Mi abbassai di quota molto lentamente: non sapevo se avessero attrezzato il posto con sigilli di protezione o incantesimi rivelatori di presenze non gradite, ma non essendosi attivati i miei sigilli cavallo di troia, lasciati nel pomeriggio, capii che non si erano minimamente presi il disturbo di proteggere il posto da occhi indiscreti.
Di nuovo!! Questa volta però ne ero certo: c’era qualcun altro, in forma astrale, che stava girando intorno la chiesa! Probabilmente si era protetto come me per non vedere, ma avevo comunque riconosciuto la scia quando l’avevo incrociata. Da capire se la cosa fosse reciproca o meno, ma visto che non mi aveva creato problemi nemmeno nel precedente incontro di un ora prima, non me ne preoccupai più di tanto.
Scendendo sino a circa cinque metri di quota inizia a riuscire a vedere meglio i visi delle persone presenti. Al momento erano 5 persone, ma era chiaro che stavano aspettando altra gente da come si davano da fare nel preparare un pentacolo per terra con rami e pezzi di corteccia: la punta era direzionata verso la roccia che faceva da altare: brutto segno!! A giudicare dalla dimensione del pentacolo avrebbero dovuto essere circa una ventina di persone presenti prima di iniziare qualunque cosa volessero fare.
Arrivo un tizio, che da come gli altri gli tributavano saluti e salamelecchi doveva essere il capo della fazione. Tra l’altro era l’unico che portava, almeno al momento, una tunica rossa in seta o materiale sintetico che imitava la seta, con una serie elaborata di ricami in oro, o finto oro che fosse.
«Che ridicolo» sentii rimbombarmi nella testa. Non capivo da dove arrivasse la voce, non vedevo nessuno e a parte la presenza di prima non avvertivo nessuno, nemmeno il mio curioso coinquilino. C’e da dire che in ogni caso comunicare tra due entità astrali non è proprio un cosa da tutti, sono pochi quelli che ci riescono, vuoi per la lunga esperienza o vuoi per il seme molto forte di magia che avevano impiantato dentro.
Non sapevo come comportarmi: quello specifico commento sembrava più qualcuno che pensasse tra se e se, che una frase rivolta a qualcuno; il che mi diceva che forse non si era accorto che anch’io ero li. Sarebbe stato saggio rispondergli e palesarmi senza prima sapere chi fosse?
«Ma dove credono di essere? Ad uno spettacolo teatrale?» mi risuonò in testa prima ancora che prendessi una decisione su cosa fare a riguardo del palesarmi. Decisi per il momento di tenere un basso profilo, quindi non mi palesai e restai alla quota a cui ero: se l’altra entità fosse rimasta dove era allora stava a circa 15 metri sopra di me e non c’erano rischi che le nostre scie si incrociassero rivelandoci uno all’altro.
A quel punto, però, ero quasi più curioso di chi altro stesse tenendoli d’occhio, che non da chi fosse composto il gruppetto di pseudo stregoni che stavano nella ex chiesa.
Restai li a guardare che combinava il popolo nella chiesa, mentre arrivava alla spicciolata altra gente; si fecero quasi le tre prima che sentissi una specie di canto arrivare da sotto di me: finalmente avevano iniziato a fare qualcosa che meritasse tutta quella attesa. In poco tempo capii che non sarebbe successo un bel nulla: era una serata dedicata ad accettare un nuovo ‘confratello’ nella setta. Che fastidio: tutto quel tempo per nulla; avrei dovuto tornare in altre serate per capire che cosa combinavano davvero quei tizi quando si mettevano all’opera.
Ero pronto per trasferirmi verso casa quando salendo un po’ per evitare i muri, più per abitudine che non per necessità, incrociai di nuovo la scia dell’altro astrale. Mi bloccai di scatto: fare il morto era una buona tattica anche nel mondo astrale in certi casi, per cui cercai di non muovermi nemmeno di un millimetro. «È la seconda volta che ci incrociamo stasera: non sarebbe il caso di presentarci?» Bel tentativo pensai: se avessi risposto avrebbe avuto due informazioni fondamentali: la prima che ero un uomo, la seconda in che posizione ero. Non ci pensai proprio a rispondergli. Feci un balzo verso un bar che mi piaceva molto a Bologna poi subito un altro a Roma ed infine saltai verso Stonehenge. Restai immobile per capire se mi avesse seguito, ma dopo qualche minuto era chiaro che chiunque fosse, o non era in grado di seguirmi, o non ne aveva interesse. Per cui mi proiettai verso casa e ripresi controllo del mio corpo fisico.
Presi subito il mio diario e riportai quello che era successo con ogni dettaglio che mi ricordassi. A quel punto me ne andai a dormire promettendomi di approfondire l’indomani sera.
La giornata successiva passò in maniera normale senza eventi particolari, rientrato a casa cenai ed aspettai, leggendo un po’ che arrivasse la mezzanotte.
Quando fu ora, accesi la candela, feci accomodare il cane a fianco la poltrona al solito, e mi staccai dal corpo fisico: di nuovo quella sensazione strana di scivolamento dal mondo fisico, ma c’ero abituato per cui la accettai al solito.
Mi proiettati velocemente sopra la solita chiesa sconsacrata: c’era gente ma meno della sera prima: sembrava fossero più presi a fare qualcosa ‘per pochi eletti’ perché sentivo vorticare sulla mia testa ombre oscure, probabilmente di entità già chiamate in passato, che stavano li sperando che qualche idiota li invocasse. Mi abbassai fino al livello del suolo così da poter vedere bene che stessero combinando. Riuscivo anche a sentire le loro voci e quello che si dicevano, beh in quel momento stavano salmodiando non so bene cosa, ma nulla di buono. Erano in 5 posti in cerchio intorno ad un braciere con dentro delle braci già ardenti: cominciai a preoccuparmi davvero. Di solito quella era la preparazione di una fattura verso qualcuno, e non di quelle leggere: dovevo sapere in fretta con chi ce l’avessero.
«Hai portato i capelli e la foto?» Domandò all’improvviso uno di loro e quello proprio di fronte a lui rispose annuendo e prelevando i due feticci da una tasca della sua specie di tunica.
Girai intorno al tipo che teneva in mano gli oggetti: i capelli erano belli lunghi, per cui in linea di massima avrebbe dovuto essere una donna il soggetto, ma non era certo visto che ormai i capelli lunghi li posson portare anche gli uomini; mi spostati ancora un po’ in avanti per guardare la foto, mi venne un colpo: era una ragazzina che poteva avere si e no 10/12 anni. Che poteva aver mai fatto di male una bimba di quell’età per meritarsi una fattura così pesante?
Mi restava poco tempo per intervenire: feci un incantesimo di soffocamento levando l’aria alle braci nel braciere di bronzo intorno al quale stavano tutti, tempo 5 secondi e le braci si spensero. Stavo per colpire il tizio che teneva in mano i feticci quando di nuovo incrociai la scia della sera prima! «Eh no, adesso non ho tempo di giocare» pensai ed invocai una bolla di protezione così da rendermi invisibile anche ad una entità astrale; nel frammentare i tizi erano tutti presi a cercare di far riaccendere le braci, con tutta l’intenzione di non voler lasciare perdere la fattura che volevano fare alla bambina.
La cosa mi fece andare fuori dai gangheri: pur sapendo il rischio che correvano feci un incantesimo tempesta. Dal nulla nuvole minacciose coprirono l’immobile e cominciò a piovere a dirotto impedendo di fatto loro di riaccendere le braci. Dovetti rinforzare la mia sfera di protezione perché l’altra entità astrale pareva non voler mollare nemmeno lui e cercava in tutti i modi di identificarmi. In più, dall’alto, sentivo che le entità che si erano radunate iniziavano a perdere la pazienza per Il fatto che quei poveri stupidi mortali, li sotto, non riuscissero nemmeno a fare una invocazione per loro.
Sentii chiaramente alcuni andarsene rabbiosi, altri minacciare di fargli passare un brutto quarto d’ora per avergli fatto perdere tempo inutilmente, ma fortunatamente alla fine se ne andarono tutti a cercare altri sciocchi da usare per il loro puro divertimento.
Io, a quel punto, volevo sapere chi era la ragazzina e perché era diventata il soggetto della loro voglia di colpirla, per cui tenni d’occhio il tizio con i feticci e decisi di seguirlo fino a casa.
Gli stregoni dal canto loro avevano semplicemente dedotto che non fosse serata per fare le loro cose e decisero di andarsene ognuno per la propria strada.
Quello che puntavo, dopo aver trangugiato una dose di vino che sarebbe stato meglio evitare, si avviò verso il parcheggio e puntando una BMW, disinserì l’allarme e montò in macchina. Con il corpo astrale è difficile entrare in una macchina e restare seduto sul sedile, per cui mi misi in sospensione sul suo mezzo e lo seguii, fino a quella che credevo fosse casa sua: un’anonima palazzina, di tre piani, piuttosto vecchia. Lo seguii mentre arrancava le scale fino al secondo piano ed entrai in casa con lui. Mi corse un brivido lungo la schiena appena entrato: il fesso si era dato da fare anche nel proprio appartamento con certi tipi di riti e la presenza residua di energie decisamente negative era pesantissima.
La cosa, però, che mi fece inorridire di più, fu che la casa era tappezzata di foto della bambina, spesso ritratta con una donna, che dalle somiglianze doveva essere la madre. Lui chi era per la bambina mi domandai a quel punto? Un amante respinto della madre? Il padre biologico allontano dalla madre o chi altro ?
Decisi che visto cosa si apprestava a fare in collina potevo anche saltare a pié pari la versione tenera dell’interrogatorio. Gli entrai nella testa prima bisbigliando poi alzando sempre di più la voce; mi spaccai per uno dei demoni che voleva chiamare in aiuto, e questo rese il tizio molto collaborativo. Dopo le minacce, di rito quando ti spacci per un demone, mi raccontò tutto quello che volevo senza saltare alcun particolare.
Praticamente li era il padre della bambina, la donna nelle foto, come avevo immaginato, era la madre. Si erano separati perché lui perso il lavoro aveva iniziato a bere ed ad essere violento in casa. Quando una sera, preso dai fumi dell’alcol, colpi anche la piccola, la madre non gli diede alternativa: divorzio immediato con rinuncia di partita potestà o immediata denuncia ai carabinieri.
Nella sua memoria vedevo il livido inconfondibile di un manrovescio sul povero volto della bimba, e lui che si rendeva conto che se l’avesse denunciato subito non avrebbe avuto scampo. Per cui accettò il divorzio con la perdita della patria potestà.
Ma perché prendersela con la piccola allora, tanto da volerle fare una fattura: perché, per come la vedeva lui, tutte le sue disgrazie erano colpa della bimba, da li il volerla colpire con una fattura così pesante e definitiva.
Dovetti fare del mio meglio per non consegnare la sua anima li sul momento ad uno dei demoni che cercava la sera stessa per consegnarglielo, ma il nonno mi aveva insegnato che trattare con i demoni ha sempre un prezzo alto da pagare, per cui non lo feci.
La bimba però andava protetta in qualche modo. Per cui presi tutte le foto che trovai in casa con lei ritratta, cancellai l’intero disco del suo pc, e cancellai le, poche a dire il vero, foto che aveva sul suo cellulare.
Fatti questo me ne tornai a casa. Appena rientrato nel mio corpo misi in una scatola di legno tutte le foto, riportai il tutto fedelmente sul mio diario e andai a dormire perché se mi fossi messo all’opera subito avrei potuto fare qualcosa di cui pentirmi in un secondo tempo.
Il giorno successivo passai molto tempo, in ufficio, a pensare a cosa fare del tizio: le possibilità cattive erano tante e golose, ma sapevo di non poter esagerare, così la sera al rientro, preparai un incantesimo di offuscamento. Praticamente nell’arco di qualche giorno, diciamo una settimana, avrebbe perso il ricordo della moglie e della figlia e dei suoi amichetti della ex chiesa, in questo modo almeno le due donne erano al sicuro e lui era fuori gioco!
Lo tenni d’occhio per un po’ di tempo ed infetti più passò il tempo e meno parlava di loro due, i suoi amici della congrega della chiesa sconsacrata non capirono il perché della sua perdita di interesse sulla vendetta verso le figlia ne tanto meno il suo progressivo perdere interesse per la magia e quindi anche della loro compagnia e fini per non incontrargli più.
Restò in sospeso chi altri era presente su, alla chiesa, perché anche nel periodo in cui seguivo il tizio per controllare che il mio incantesimo andasse a segno, sentii più volte la presenza di qualcun altro li con me, ma come non volle palesarsi, non lo volli fare nemmeno io, almeno non in quella situazione, più in la nel tempo ci conoscemmo, almeno astralmente, ma questa è tutta un’altra storia !!