Cap. 14 – La Lama Nera degli Spiriti.



Sentii chiamare il mio cognome a voce alta. Stavo rientrando dalla mensa, ed ero quasi arrivato all’ingresso che portava su, al mio ufficio.

Mi domandai chi mi stesse cercando con tanta ansia da strillare il mio cognome in mezzo alla strada. Era uno degli addetti all’ingresso: un omone con il quale, se non lo conoscevi, non ti saresti mai permesso di prenderti nessuna libertà di certo.

Una cosa che mi aveva sempre sconcertato di lui era la sua agilità: nonostante il ventre da vecchio bevitore di tante birre, la sua altezza, e relativa corporatura piuttosto massiccia, sapeva muoversi molto velocemente ed altrettanto agilmente quando voleva. Cosa che poteva procurarti dei guai, se credevi di poterlo prendere in giro e poi correre via: gli avevo visto raggiungere ragazzetti di diciotto, vent’anni come niente fosse nonostante avesse superato i cinquanta da un pezzo, e la sua stazza.

«Ciao», mi salutò cordialmente, come sempre, e senza il minimo cenno di fiatone, nonostante la corsa appena fatta; «guarda che all’ingresso c’è un pacco arrivato per te: quando esci ricordati di passare a prenderlo.» Lo ringraziai per l’informazione e non mi scordai nemmeno di dirgli che, ce ne fosse stato ancora di bisogno, avevo un telefono in ufficio e poteva chiamarmi senza dovermi correre dietro.

Passò il pomeriggio senza che pensassi al pacco arrivato, non avevo idea di chi potesse avermelo mandato, ma tant’era che non lo avrei aperto finché non fossi arrivato a casa: non mi piaceva far vedere gli affari miei a mezzo mondo.

Arrivarono le cinque di pomeriggio, presi la mia roba, salutai i colleghi ed andai verso la guardiola all’ingresso per ritirare il mio pacco. Giovanni, la guardia giurata che mi aveva fatto la cortesia di avvisarmi, appena mi vide incamminarmi verso di lui, e non verso il parcheggio, lesto, entrò nella guardiola, recuperò il mio pacco, e mi attese sulla porta.

«Ecco qua» mi disse con finto disinteresse: in quell’ambiente, di lavoro, il pettegolezzo era una valuta molto in uso per gli scambi di favori, per cui, aver saputo cosa avessi ricevuto, per lui sarebbe stato come intascare del contante subito e senza sforzo.

Presi il mio pacco, sarà stato un 50 per 120 centimetri, e ringraziai nuovamente Giovanni. Appena fatto un passo in direzione del parcheggio, ma me lo aspettavo tutto sommato: «Non sei curioso di vedere che c’è nel pacco? Io lo aprirei subito se fossi in te!» Lo disse sembrando davvero per pura conversazione, ma i suoi occhi erano gli occhi di un rapace che ha avvistato un topo li, a qualche centinaio di metri, sotto di lui. Voleva fortemente sapere cosa ci fosse nel pacchetto, così da poter dire a qualcuno: «ahhh lo so io cosa ha ricevuto!!».

Cercai di non deludere le sue aspettative: «È un regalo mandato mia sorella per il mio compleanno.» Vidi subito la delusione nei suoi occhi, e poi di nuovo quello sguardo da rapace mentre mi rispondeva «si, certo un regalo;» con un sorrisino della serie «tu non me la racconti giusta».

Lo lasciai alle sue elucubrazioni e mi avviai verso la macchina e quindi verso casa. Appena arrivato entrai salutando il mio coinquilino, ma non diede cenno di risposta, come quasi sempre, per cui non gli diedi bado. Lascai il pacco sul tavolo, in soggiorno, e salii a farmi una doccia. Non feci in tempo ad uscire dalla doccia che si fece vivo: «cosa fa quell’affare in casa mia?» Presi fiato un attimo per non rispondergli a malo modo, sapendo quanto fosse permaloso e, quindi, con calma: «prima di tutto: casa NOSTRA, secondo non so di che diamine stai parlando!!» Dal tono con cui riprese non era chiaro se fosse più arrabbiato o spaventato: «Sto parlando di quel pacco che hai portato in casa… nostra!»

Non avendo voglia di discutere di qualcosa che non sapevo, ancora, nemmeno cosa fosse, mi vestii, scesi in sala e guardai il pacco. Non era specificato un nome di mittente, ma, quanto meno, era riportata la città di invio: Skarsvåg – Norvegia.

Il nome della città non mi era nuovo, ma non riuscivo a ricordare dove lo avessi letto o sentito. Scesi giù in studio ed avviai il computer, feci una ricerca e capii perché me lo ricordavo: più da giovane, durante una delle festività natalizie, avevo deciso di provare a spostarmi il più a nord possibile, nel continente, con il corpo astrale, ed ero giunto, guarda caso, a Skarsvåg.

Trovavo strano, però, che qualcuno mi mandasse un pacco da quel posto dimenticato da Dio: fisicamente non avevo conoscenze li. A quel punto tornai su, ormai davvero curioso, ed apersi con circospezione il pacco. C’era una lettera imbusta ed indirizzata a me, ma in lingua inglese: evidentemente chi mi aveva scritto non conosceva l’italiano e probabilmente dava per scontato che io non conoscessi il norvegese; nel pacco c’era anche qualcosa, bloccato dentro da quei fiocchi di polistirolo, che si usano per evitare che qualcosa di fragile si rompa durante un trasporto.

Iniziai a spostare delicatamente quei fiocchi fasulli, ma il coinquilino sembrava preoccupato: «non sarebbe il caso che tu prima leggessi la lettera?» «E perché dovrei: sai qualcosa che io non so?» Sottintendendo che lui l’avesse già ‘letta’. «Per chi mi hai preso?» Il suo tono adesso si, che era offeso! «Credi che io abbia tempo da perdere con le tue lettere? Beh allora veditela da solo» e detto fatto sparì dalla circolazione. «Che caratterino» pensai appena capii che se n’era andato, ma forse aveva ragione lui: forse era meglio leggere, prima, il contenuto della lettera.

La busta era piuttosto spessa: cosa strana, di norma in quel tipo di busta ci si trova uno, massimo due, fogli manoscritti o stampati con un computer. Questa busta invece era piuttosto spessa, cosa che stava ad indicare che il contenuto era composto o da tanti fogli classici, oppure pochi, ma di una carta piuttosto costosa. I dubbi vennero fugati mentre aprivo, con attenzione, la busta. Il passato era costellato di lettere che avevo rovinato per la mia brutta abitudine di aprire le buste in malo modo, ma qualcosa mi diceva di porre attenzione al contenuto questa volta, per cui feci attenzione a non strappare, insieme al bordo della busta, anche il contenuto.

L’olfatto segnalò subito che non era carta bianca: avrei riconosciuto l’odore della pergamena anche in una cucina affollata da una brigata di cuochi all’opera! Chi scriveva ancora usando la pergamena, mi domandai. A parte il costo, non è facile scriverci sopra, ed inoltre già si intravvedeva una scrittura amanuense, generata sicuramente da una penna stilografica o da un pennino di antica origine. Chi diamine conoscevo che ancora usasse pergamene e penna stilografica? Nessuno che io riuscissi a ricordare.

Apersi con molta attenzione il foglio spesso che al tatto mi dava quelle bellissime sensazioni di cose antiche. Il testo iniziava cosi: «Gentile Maestro del Mattino» un inizio cordiale, ma rispettoso, «…troverai strano ricevere questo mio pacco, visto che non ci siamo mai conosciuti di persona. Qui a Skarsvåg gli stranieri sono piuttosto rari, per cui ricordo quel tuo viaggio, di tanti anni fa, qui nella nostra piccola comunità», si riferiva sicuramente al mio viaggio astrale di tanti anni prima, ma non ricordavo di averlo incontrato nemmeno a livello astrale!

Come a rispondere alla mia domanda la lettera proseguiva così: «… come anche tu sai bene, non ci siamo incontrati a quel tempo, ma io sentii il tuo passaggio ed incuriosito ti ho seguito al tuo ritorno, scoprendo, poi con il tempo, che eri il futuro Maestro del Mattino di questa generazione.»

Ok! Adesso cominciava a preoccuparmi: come era possibile, che né io né il nonno ci fossimo mai accorti di essere, come dire, osservati? Probabilmente il nonno se ne era reso conto, ma aveva anche deciso che questo spiarci non era pericoloso e non aveva preso in considerazione la cosa, evidentemente. Ripresi a leggere, a quel punto, piuttosto curioso. «Devi sapere, Maestro del Mattino, che in questi anni ho molto cercato un allievo a cui passare le mie esperienze ed i miei insegnamenti, ma nonostante non abbia mai smesso di cercare, non ho trovato ancora un allievo degno di questo titolo. Dimenticavo, io qui son il custode della Lama Nera degli Spiriti. La mia ricerca di un allievo, come avrai inteso, era anche volta a trovare un nuovo custode per questa lama. Sono vecchio, Maestro del Mattino, e sento che non ho più le forze necessarie per poter fare da guardiano alla Lama Nera degli Spiriti, quindi ho deciso di nominarti erede di quest’ultimo, non avendo io potuto trovare nessuno all’altezza, qui da me. Come ben saprai la stirpe dei Maghi si sta assottigliando; le nuove tecnologie distraggono i giovani dalla nostra arte, e restiamo sempre meno, e la Lama Nera degli Spiriti non può restare senza custode: non serva ti spieghi cosa potrebbe succeder se cadesse nelle mani sbagliate. Spero tu possa accettarla e prenderti questo incarico, anche temporaneo nel caso tu trovasi chi potesse essere abbastanza degno di fiducia da diventarne nuovo custode. Lasciandotela so bene che le decisioni future, che la riguarderanno, saranno solo tue e di nessun altro. Spero tu accetti questo incarico, anche perchè, probabilmente, all’arrivo del pacco io non sarò più tra la schiera dei mortali.»

Questa era una bruttissima notizia: un custode così antico che se ne andava, era una gran brutta cosa per la nostra, sempre meno folta, comunità, per quanto io non avessi contatti diretti con molti altri maghi, il sapere sprecato, come in questo caso, era una vera disdetta!

Mi pareva persino impossibile che non avesse trovato nessuno che volesse imparare la sua antica arte e tutto quello che aveva da insegnare: questo era il mio cruccio più grande, il sapere perso.

Pensai quasi di invocarlo per capire se era già passato oltre o se fosse ancora in circolazione dopo la sua dipartita, ma poi mi resi conto che sarebbe stata una cosa scorretta disturbare il suo riposo solo per verificarne lo stato. Se avesse avuto qualcosa da dirmi lo avrebbe fatto ora che stavo leggendo la sua missiva, e non avendolo fatto, era sciocco, ma sopratutto irrispettoso, invocarlo solo per curiosità.

Rimossi tutti quei fasulli petali, di polistirolo, ed estrassi con delicatezza la lama avvolta in una stupenda seta rossa. La appoggiai sul tavolo guardai l’oggetto non riuscendo ancora a decidermi ad estrarla da quel tessuto che, apparentemente, faceva da protezione perché non si graffiasse. In realtà quel tessuto era imbevuto di potenti incantesimi affinché nulla, di ciò che la Lama Nera degli Spiriti intrappolava, potesse passarle attraverso.

Era da molto che non sentivo parlare della Lama Nera degli Spiriti. Un oggetto mistico con una storia tutta da verificare, perché tramandata oralmente, da custode in custode nei secoli. Praticamente l’arma fu progettata da uno di più grandi costruttori di spade giapponesi: Muramasa. Questo artigiano, famoso per la sua bravura nel forgiare lame praticamente perfette, era anche noto per essere una persona tremendamente negativa. Costruiva le sue spade con il solo intento di forgiare una lama che potesse uccidere e bere il sangue del nemico di cui era a servizio. La leggenda narra che quando pregò affinché la sua spada, Juuchi Fuyu («10mila inverni») portassero «grande distruzione», le divinità le imbevvero con uno spirito assetato di sangue che, se non soddisfatto in battaglia, avrebbe portato all’omicidio o al suicidio del portatore, ed inoltre la lama diventò nera. Da quel giorno la lama prese il nome de «Lama Nera degli Spiriti» e furono innumerevoli le storia di guerrieri che, brandendo la sua spada, finirono per diventare pazzi o per essere uccisi. Al punto che la spada di Muramasa fu bandita attraverso un editto imperiale. L’editto fu promulgato dall’imperatore Tokugawa Ieyasu, che vide, quasi, la sua intera famiglia morire a causa della lama maledetta: sua moglie e i suoi figli adottivi furono giustiziati da quella stessa lama, il nonno fu ucciso dallo stesso Muramasa e Ieyasu stesso fu ferito da essa. Era chiaro, quindi, che la forgia di Muramasa rappresentava un pericolo e di conseguenza emise quell’editto.

L’imperatore, allora, per debellare definitivamente la sua maledizione, chiese ad un altro grande maestro di forgiatura, di fare qualcosa affinché quella lama non potesse più fare del male.

L’artigiano in questione era un certo Masamune, che oltre ad essere il più famoso forgiatore di lame, era anche un monaco. Al vederla rimase colpito dalla sua bellezza, per cui invece di fonderla, con l’accordo dell’imperatore, operò degli incantesimi sulla Lama Nera degli Spiriti, in modo che quest’ultima diventasse un arma del bene: la Lama Nera degli Spiriti, a quel punto, poteva colpire ed uccidere gli spiriti oscuri. Non potendo in realtà uccidere uno spirito, quest’ultimo veniva imprigionato in una dimensione che era rappresentata dalla lama nera stessa.

Masamune, essendo un monaco, pensò bene anche di creare un oggetto che fosse una protezione aggiuntiva: così rese il manto, che avvolgeva tradizionalmente una spada non indossata, una barriera per gli spiriti oscuri che avessero mai trovato il modo di abbandonare la dimensione della Lama Nera degli Spiriti. Quello a cui Masamune non pensò, fu la possibilità che chi avesse rinchiuso uno spirito oscuro nella lama, avrebbe anche potuto liberarlo: per quello il maestro di Skarsvåg era preoccupato che finisse in mano sbagliate. Visto il numero, che nessuno conosceva esattamente, di spiriti rinchiusi nella lama, se trovassero il modo di convincere qualcuno a liberarli sarebbe un grosso problema, ed a quello si riferiva, nella sua lettera, quando diceva: «… e la Lama Nera degli Spiriti non può restare senza custode: non serva ti spieghi cosa potrebbe succedere, se cadesse nelle mani sbagliate…»

La Lama Nera degli Spiriti era una reliquia che andava usata con estrema cautela ed ancora più cautela andava posta nel custodirla. Mi aveva lasciato una bella gatta da pelare il maestro di Skarsvåg!!

Distruggere la Lama Nera degli Spiriti era fuori discussione, se non altro perché, alla distruzione sarebbe, seguita la liberazione degli spiriti oscuri imprigionati, per cui l’unica cosa fattibile era proteggerla dalle mani sbagliate. Non sapevo esattamente cosa farne, così nel frattempo la nascosi con un ulteriore incantesimo, di occultamento, per stare più sicuro. Appena terminato l’incantesimo di occultamento si presento il coinquilino: «Te ne sei liberato? Hai fatto bene: quella cosa porta solo disgrazie!!» E se ne riandò dandomi l’involontaria conferma, che quanto meno l’incantesimo di occultamento funzionava.

La lasciai, momentaneamente, li sulla scrivania, pensando a cosa farne mentre salivo ai piani superiori per andare a dormire.

L’indomani, di giorno, non pensai più di tanto alla lama che riposava sulla scrivania del mio studio, ma al rientro considerai di fare quattro chiacchiere con la Creatura delle Colline sulla faccenda.

Presa la decisione di parlare con lui, mi feci una doccia veloce e mi preparai la cena, così da poter salire sui colli intorno alla città appena buio. Un’ora dopo stavo parcheggiando la macchina in uno spiazzo che dava sulla città: le luci arancioni, scelte tempo fa, un po’ per bellezza, un po’ per vincere la poca visibilità quando la nebbia si impadroniva del centro storico, invadendolo dal fiume, davano un che di incantato alla vista da quella posizione.

«A cosa devo la tua visita Maestro del Mattino?» Mi tuonò nella testa: la Creatura delle Colline mi aveva sentito arrivare e si era palesato. «Ho ricevuto un pacco strano oggi ed aggiungerei nasce da uno personaggio piuttosto strano!» Ci fu il solito silenzio, a cui la Creatura delle Colline amava affidarsi quando voleva far capire che stesse pensando a qualcosa di profondo. «Si, il compianto maestro di Skarsvåg vi ha lasciato, mi aveva invischiato in una filosofica discussione su chi dovesse custodire la Lama Nera degli Spiriti prima di andarsene.» Il tono non mi piaceva per nulla ed immaginavo, a questo punto, a cosa avesse portato quella loro discussione. «Immagino che tu gli abbia consigliato me, per la custodia.»

Rise, e forte anche! «Non proprio, Maestro del Mattino: gli ho consigliato di consegnartela temporaneamente così che finisse nelle giuste mani. Non vogliamo che quella lama finisca nelle mani sbagliate vero?» Era una domanda a cui chiaramente lui aveva già dato una risposta: perché perdere tempo a discutere cose ormai già discusse, decise e fatte?

«Quindi oltre al resto devo occuparmi anche della Lama Nera degli Spiriti adesso?» Evitai un tono sarcastico, che avrebbe solo fatto divertire la Creatura delle Colline visto che l’origine del mio sarcasmo era chiaramente l’essere scocciato da tale nuovo incarico. «Qualcuno doveva pensarci: dipartito il maestro di Skarsvåg; oppure credevi che morto lui la Lama Nera degli Spiriti sarebbe rimasta in qualche soffitta a prendere polvere??» Era chiaro che dava per scontata la risposta; «certo che no!! Mi suona tuttavia piuttosto strano che io fossi l’unico disponibile per conservarla: sicuramente le tue mani sono molto più sicure delle mie per un tale compito.» Questa volta il tono sarcastico l’avevo usato volutamente: almeno gli sarebbe stato chiaro che avrei gradito quanto meno essere interpellato prima che mi si assegnasse un tale dovere. «Tra l’altro, mio signore — adularlo era un modo per farlo gongolare, ma al contempo di fargli abbassare la guardia, orami lo sapevo bene — a parte, cosa che ho già fatto, nasconderla dietro un incantesimo che altro dovrei fare: io non ho accesso a risorse particolarmente adatte a proteggere certi oggetti.»

Esplose in una fragorosa risata: «dove stai cercando di portarmi adulatore di un Maestro del Mattino?» Non gli era sfuggito il tono adulatorio allora!! «Ti stai riferendo a quelle inutili cose che chiami cassaforte o simili per proteggere la Lama Nera degli Spiriti?» Presi fiato per non alterarmi: «di certo no, mio signore, ma, come tu ben sai, io non ho accesso ancora a certe aree come per esempio la dimensione limbo oppure quella specchio, che sarebbero ideali per riporre in sicurezza la Lama Nera degli Spiriti, forse alla fine il maestro di Skarsvåg si è fatto condizionare dal vostro chiacchierare, perdendo di vista la sicurezza della Lama?» Non ero certo di riuscirci, ma se andava bene mi sarei liberato della Lama Nera degli Spiriti rifilandola alla Creatura delle Colline, se tutto fosse andato secondo i miei piani.

«Quindi, Maestro del Mattino, o ti do accesso alle dimensioni superiori, oppure dovrei occuparmi io di trasferirci la lama? È questo che stai dicendo?» Adesso dovevo stare molto attento a giocarmela bene, cosa che con la Creatura delle Colline non era una cosa semplice. «Sicuramente che ce la trasferisca tu sarebbe cosa più corretta: io non avrei accesso alle dimensioni che mi sono negate per il mio ruolo, e la Lama Nera degli Spiriti sarebbe comunque al sicuro.» L’unica grosso problema di questo mio piano, era che se la Creatura delle Colline si prendeva l’onere di trasferire la Lama Nera degli Spiriti in uno di questi piani astrali, di conseguenza si assumeva la responsabilità di custodire la lama. L’alternativa però, per lui, non era migliore: dare l’accesso alle dimensioni superiori, ad un maestro umano quale io ero, era una violazione delle regole, non scritte, della Magia. Solo gli spiriti, normalmente, hanno accesso alle dimensioni superiori, o inferiori che siano, quindi adesso la Creatura delle Colline era in un bel pasticcio: se mi diceva di arrangiarmi aveva una corresponsabilità in un eventuale caso di furto, smarrimento, distruzione che potesse accadere alla Lama Nera degli Spiriti, d’altra parte se mi dava accesso alle dimensioni superiori, infrangeva una regola vecchia come la Magia stessa, sebbene non scritta da alcuna parte. L’unico modo per uscirne pulito, era avocare a se la responsabilità della conservazione della Lama Nera degli Spiriti, togliendo a me la rogna, e poi nascondendola in una delle infinite dimensioni a cui, lui si, aveva accesso.

«Devo dire caro Maestro del Mattino che questo è quasi uno scacco matto, ma quasi, perché alla fin fine io non ho corresponsabilità nella tutela della Lama Nera degli Spiriti.» Stava cercando una scappatoia: non dovevo dagli spazio di movimento: «Mi dispiace contraddirti, signore, ma sei stato tu a discutere con il maestro di Skarsvåg il destino, e la custodia, della Lama Nera degli Spiriti, quindi per quanto poco, una corresponsabilità da parte vostra c’è, purtroppo, ma c’è.» Fare finta di essere dispiaciuto per avergli fatto notare che era con le spalle al muro poteva aiutare…

Il terreno iniziò a vibrare, come di un sordo rombo ed un freddo vento iniziò a soffiare, così dal nulla: non era un buon segnale; era già successo in passato ed era successo quando in altre occasioni ero riuscito ad averla vita su qualcosa: la Creatura delle Colline era nota per non amare perdere!!

«Quindi ho questo dilemma da risolvere» aggiunse all’improvviso, mentre la terra tremava sempre più forte; «o ti do le chiavi di accesso alle dimensioni o mi prendo la briga di provvedere alle necessità della Lama Nera degli Spiriti! Adesso va: devo pensare.»

Detto ciò la terra di fermò, il vento cessò di soffiare forte e la Creatura delle Colline chiaramente se ne andò, piuttosto alterato per essersi fatto incastrare. Ci avrebbe messo un po’, ma doveva prendere una decisione: ormai la notizia della morte del maestro di Skarsvåg aveva già preso a girare, e chiunque fosse interessato alla Lama Nera degli Spiriti, sicuramente, si stava gia movendo per trovare chi l’aveva ricevuta in consegna. Finché restava nella nostra dimensione la Lama Nera degli Spiriti era facilmente reperibile, nonostante l’incantesimo di smarrimento che le avevo fatto: troppo potente, quella lama, per restare celata a lungo nella dimensione dei mortali.

Passò un giorno, ne passarono due e poi tre: il fatto che la Creatura delle Colline non si facesse vivo stava iniziando a preoccuparmi! Che avesse trovato il modo di aggirare il tiro mancino che gli avevo rifilato? E se si in che modo? Nel frammentare io ero sempre più preoccupato di avere in consegna la Lama Nera degli Spiriti: avevo ricevuto notizia di diverse fazioni che si erano messe sulle sue tracce, e questa cosa sinceramente non mi faceva stare tranquillo per nulla. Avevo pensato di aumentare le difese della casa, ma questo avrebbe potuto attirare l’attenzione di chi stava cercando la Lama: perché uno stregone mortale stava implementando difese nuove? Che motivo poteva averlo per farlo proprio in questo momento? Questi erano solo alcuni quesiti che l’implementazione di maggiori difese di casa mia avrebbero potuto avviare, per cui decisi di affidarmi all’incantesimo già fatto, cercando di potenziarlo il più possibile in attesa di avere novità dalla Creatura delle Colline.

Passarono parecchi giorni prima che ricevessi una convocazione: ma non mi era sfuggito che erano i giorni necessari ad arrivare alla luna nuova successiva al nostro incontro. Poteva essere un buon segnale: la luna nuova era usata normalmente per mascherare certe attività, come per esempio il trasferimento di un oggetto in un’altra dimensione. «Devo avercela fatta!!» Mi dissi soddisfatto mentre raggiungevo la solita collina appena fuori città, contento di essermi levato il problema di custodire la Lama Nera degli Spiriti; ero stato quasi tentato di portarla direttamente con me, ma se avevo ragione, già la Creatura delle Colline sarebbe stata di pessimo umore, girare il coltello nella ferita facendomi vedere sicuro del fatto che l’avevo avuta vinta io, non sarebbe stata una buona idea, per cui era rimasta a casa protetta dal suo incantesimo.

Arrivato al solito parcheggio, lasciai la macchina e mi diressi direttamente all’interno del boschetto: era li di solito che ci si trovava per fare le nostre conversazioni. Il suolo era fermo e non tirava venti, di per se questi erano già buoni segnagli: almeno la Creatura delle Colline non era arrabbiata o offesa!!

«Ben arrivato Maestro del Mattino» mi accolse con il solito fare tranquillo: non usava più il tono roboante da sfondarti i timpani già da dopo il nostro primo incontro. «Salute a te Signore» risposi mentalmente io. «Allora, si è trovata una soluzione al problema della lama?» Chiesi quasi con fare distratto. «Ovviamente si!! Ma purtroppo per te, non è la soluzione che hai cercato di raggiungere con quel tuo ciarlare filosofico del nostro ultimo incontro.» Sentivo chiaramente il tono sarcastico nel suo parlare: mi pareva quasi di vederlo sghignazzare tenendosi la pancia con entrambe le mani (sempre che avesse una forma umana ed avesse una pancia!!).

«Io cercavo una soluzione veloce, pratica e comoda per tutti, non cercavo di ingannare ne te o altro rammentandoti il tuo indiretto collegamento con la Lama Nera degli Spiriti, mio signore» un po’ di umiltà non faceva male, almeno finché non avessi capito cosa aveva deciso. «Visto l’importanza della questione ho convocato il consiglio del Nove per trovare la soluzione più adatta al tuo problema» il peso che mise sulla parola tuo non faceva prevedere nulla di buono… «per questo ci è voluto più tempo di quanto avessi previsto: sai come sono veloci ad emettere una decisione quelli.»

Quelli???? Certo che stava prendendo con un po’ troppa confidenza a mio parere: chiamare quelli il Consiglio dei Nove poteva dimostrarsi poco saggio, se mai fosse arrivato alle loro orecchie… si orecchie, insomma mi avete capito. Però l’uso di quelli riferito al Consiglio non faceva che rafforzare l’idea, che mi ero fatto, la Creatura delle Colline avesse del Consiglio dei Nove. In ogni caso al momento mi premeva di più sentire cosa il Consiglio dei Nove avesse decretato, più che del parere che la Creatura delle Colline avesse sul consiglio stesso: per quanto boriosa, nemmeno la Creatura delle Colline avrebbe sfidato apertamente il Consiglio dei Nove!!!

«Capisco che il Consiglio abbia molto da fare, per cui trovare tempo per cose così poco importanti, non deve essere stato semplice per loro.» Cercavo di restare neutro sul Consiglio: già in passato, con la Creatura delle Colline, ci si era scontrati con pareri divergenti sull’esistenza del Consiglio e sul perché della sua esistenza.

«Saggio non prendere posizione Maestro del Mattino: ti troveresti a dover decidere tra loro e me» disse ridendo di gusto. Anche se non poteva davvero sapere a chi andasse la mia lealtà in caso fosse mai sorto un diverbio tra lui ed il Consiglio. «Quindi che decisione è stata presa mio signore» cercavo di portare la sua attenzione lontana dal Consiglio, ancora non sapevo il motivo dell’astio che la Creatura delle Colline aveva nei confronti del Consiglio, ma in questo momento mi interessava più che la decisione del Consiglio dei Nove fosse a mio favore, o quanto meno mi venisse incontro in qualche modo.

«Dunque, immagino tu sappia che sia un Baðβ» La domanda era chiaramente offensiva per un mago, figuriamoci per un Maestro del Mattino!!! «Certo che so cosa sia un Baðβ. Anche se può avere due aspetti diversi: o un corvo o un avvoltoio; quello che non capisco è a che mi servirebbe un Baðβ: devo andare in guerra contro qualcuno?»

Nella mitologia irlandese, il Baðβ (in irlandese moderno Badb:) che significa corvo, era una entità della guerra che assumeva la forma di un corvo o di un avvoltoio, motivo per il quale era a volte chiamato Badb Catha (corvo da battaglia). Spesso causava paura e confusione tra i soldati al fine di spostare l’esito della battaglia a favore dei suoi beniamini. Baðβ appariva anche prima di una battaglia per anticipare quale sarebbe stato il livello della carneficina, o per predire la morte di qualche persona famosa. A volte lo faceva in mezzo a grida e lamenti, il che ha portato a paragonarla a Bean-sídhe o come è conosciuta ai giorni nostri ad una Banshee.

Quello che è meno noto, e che il Baðβ poteva presenziare alle guerre in qualunque dimensione, e questo mi faceva presagire, quanto meno in parte, la decisione del Consiglio dei Nove.

«I vecchi hanno deciso che ti sarà assegnato un Baðβ, avendo lui la possibilità di spostarsi tra le dimensioni lo assegnerai alla protezione della Lama Nera degli Spiriti affinché possa portarcela, e trasferirla periodicamente da una dimensione all’altra, di quelle che ti sono note. Così ha deciso il Consiglio.» Dal profondo del bosco senti un corvo gracchiare che si avvicinava e qualche secondo dopo si posò su un ramo a me vicino emettendo un verso che era un misto di lamenti, pianti e grida disperate. Fu in quel momento che capii perché spesso veniva confuso con una Banshee: il verso era tremendo da ascoltare, ed ovviamente non era nemmeno al volume che il Baðβ di solito usava durante i suoi attacchi!!

«Ecco il tuo Baðβ, Maestro del Mattino, da questo momento, e fino a nuovi ordini del Consiglio, è al tuo servizio; chiaramente solo per la protezione della Lama Nera degli Spiriti, hanno voluto questa posta postilla affinché non ti venisse in mente di farti trasportare laddove tu non sei ammesso.» Il tono era scocciato, sembrava quasi che gli dispiacesse che non potessi girovagare per le dimensioni superiori, forse avrebbe avuto piacere ad avere la mia compagnia mentre girovagava per le dimensioni? Meglio non chiedere.

«Ha un nome, un titolo con cui devo appellarlo?» Chiesi con referenza, d’altronde un Baðβ era sempre una evocazione di una entità di guerra, per cui era meglio non infastidirlo. La Creatura delle Colline sorrise di gusto: «Certo che ha un nome: Baðβ ovviamente. Come altro credevi di chiamarlo? Comunque non dargli troppa importanza o si darà delle arie prima ancora che te ne rendi conto.»

Il Baðβ emise un verso agghiacciante come risposta alla Creatura delle Colline. «Bene Baðβ, per iniziare ti pregherei finché sei in questa dimensione e con me di evitare il tuo grido di guerra, un normale gracchiare da merlo sarà sufficiente per non attirare l’attenzione dei mortali. Se potessi usarmi questa cortesia te ne sarei molto grato.» Usai un tono come se parlassi ad una persona importante: alla fin fine non era un semplice volatile. Il Baðβ sembrò apprezzare la cosa e rispose con il classico gracchiare di un normale merlo. «Se adesso, Baðβ, ti dirigi presso la mia casa, appena arrivo organizziamo lo spostamento della Lama Nera degli Spiriti quanto prima.» Speravo che usando un tono cordiale, ma rispettoso, non avrei avuto problemi con il Baðβ, ma questi mi sorprese rispondendomi nella testa «Certamente signore, mi avvio subito.» Detto fatto sparì in una nuvoletta di fumo denso dello stesso colore delle sue penne.

«Potevi dirmelo che sa esprimersi come gli umani» dissi alla Creatura delle Colline un po’ scocciato per la figura che avevo appena fatto. Lui ovviamente se la rideva alla grande: «Scusami Maestro del Mattino ma volevo vedere se quella bestiaccia voleva fare la brava o meno. Se non ti avesse fatto capire che ti capisce perfettamente ed è in grado anche di risponderti in maniera che lo capisci, allora le cose per te si mettevano male: voleva dire che non gli eri simpatico. Il tuo essere ossequioso ha avuto l’effetto che volevi evidentemente, ma ricorda cosa ti ho detto prima: non dargli troppa importanza o inizierà a darsi delle arie visto che è il primo Baðβ assegnato ad un mago da secoli in questa dimensione.»

Capivo la preoccupazione della Creatura delle Colline per cui lo ringraziai per il consiglio e presi, mentalmente, un appunto sul fatto di tenere Baðβ d’occhio specialmente i primi tempi.

«Quindi mio signore, è tutto a posto a questo punto: la Lama sarà entro notte inviata in una delle dimensioni, e sto pensando di lasciarci Baðβ di guardia, direttamente sul posto.» «Non te lo consiglio» mi rispose subito la Creatura delle Colline, «non è una entità abituata a stare bloccata in una dimensione. Per questo ti consiglio di farla portare dove vuoi tu, ma di essere chiaro sul fatto che deve rientrare subito da te una volta spostata e nascosta. Va da sé che non dirà nemmeno a te dove l’ha nascosta nella dimensione che hai deciso: alla fin fine è sempre un Baðβ!!»

«D’accordo» gli risposi asciutto sebbene non capissi bene che intendesse con quell’ultima frase: speravo solo che Baðβ non mi avrebbe creato più problemi che soluzioni alla fin fine. Mi confortava il fatto che se non altro era stata una decisione del Consiglio dei Nove per cui nemmeno un Baðβ si sarebbe sognato di contestarla. E questo mi metteva al sicuro da sparizioni non autorizzate.

Rientrai a casa e durante il viaggio cominciati a pensare ad un programma di occultamento che prevedesse spostamenti frequenti tra una dimensione e l’altra. Il fatto che il Baðβ non mi avrebbe messo al corrente di dove fosse esattamente nascosta mi metteva al sicuro da eventuali curiosi: una volta sparsa la voce che all’occultamento avrebbe provveduto un Baðβ diventa chiaro che nemmeno io sapevo dove fosse il posto in cui era stata nascosta. Ero quasi tentato anche di lasciare scegliere all’Baðβ anche la dimensione in cui celarla, ma memore dell’avviso della Creatura delle Colline pensai che non fosse una buona idea inizialmente, quanto meno.

Giunto a casa trovai Baðβ appollaiato ad un ramo dell’albero di fico che avevo in giardino e ne fui contento: almeno non pretendeva di restare in casa finché era impegnato in questo servizio. Una volta entrato, al solito preso dal panico, l’ospite mi si palesò con una raffica di domande: «Cosa fa qui un Baðβ? Hai trovato una soluzione per la Lama Nera degli Spiriti? Ma quello deve restare qui per forza?» Non che la cosa mi stupisse, con il tempo avevo imparato che il mio ospite era quasi come un gatto per certi versi: non amava i cambiamenti, ed ogni novità lo mandava in crisi. Risposi a tutte le sue domande cercando di tranquillizzarlo, ma proprio mentre dicevo che sembrava apprezzare l’albero di fico in giardino, Baðβ comparve sulla mia spalla punzecchiandomi il lobo dell’orecchio come a farmi fretta. «Avrà da fare qualche affare suo ed avrà fretta di compiere il suo dovere.» Pensai tra me e me e ne fui contento: finalmente qualcuno interessato al proprio incarico e interessato a farlo subito e bene.

Scesi in studio cercando un particolare volume: volevo dare una ripassata all’elenco delle dimensioni a cui Baðβ aveva accesso. Iniziai a scorrere la lista redatta in passato da qualche maestro a cui era stato fornito l’accesso o, invidia delle invidie, che aveva avuto il permesso di transitarci.

«Sono tutte qui le dimensioni in cui puoi andare?» La domanda era chiaramente rivolta a Baðβ il quale mi rispose prontamente: «assolutamente no, quella è solo un piccola parte delle dimensioni a cui posso accedere, ma inizierei dimezzando anche questa eliminando subito le dimensioni oscure: sarà d’accordo con me Maestro del Mattino che non è certo il posto adatto per celare la Lama Nera degli Spiriti.»

Lo disse con tono tranquillo, non certo con tono di superiorità che avrebbe potuto usare visto che ne sapeva più di me sulle dimensioni, e questo mi rallegrò un po’ considerando che finalmente avevo a che fare con una entità che non si sentisse una divinità in terra e mi trattava alla pari pur essendo, chiaramente, di rango superiore al mio.

«Hai già in mente qualche dimensione come primo posto dove celare la Lama, Baðβ?» Il fatto che chiedessi il suo parare sembrò prenderlo in contro piede: «di solito, mio signore, non viene chiesto il mio parere, ma se proprio lo desidera, direi che la dimensione specchio sarebbe ideale come prima locazione: li posso sfruttare la caratteristica stessa della dimensione per creare degli speculari della Lama Nera degli Spiriti così che se qualcuno sapesse dove è riposta non saprebbe riconoscere l’originale da una sua copia specchiata.»

Mi parve un’ottima idea per cui gli diedi il mio consenso —gli serviva poi? Chi lo sa!— Baðβ si sposto, volando, sulla Lama Nera degli Spiriti aperse le ali totalmente, dopo aver artigliato il fodero avvolto nella seta di protezione, iniziò, apparentemente a vibrare, e poi sparì insieme alla Lama. Mi domandai quanto ci avrebbe messo a trovare il posto adatto, a lanciare i suoi incantesimi di protezione e a tornare, sempre che fosse intenzionato a farlo: nessuno aveva detto che tra uno spostamento e l’altro dovesse restare con me, visto poi che gli era stato proibito di trasferire me in altre dimensioni in effetti non pareva avere molto senso che mi restasse intorno.

Mentre facevo queste considerazioni, sentii un alito di vento dietro di me: era Baðβ che rientrava dalla dimensione: «già fatto tutto?» Con tono per nulla scocciato per l’ovvietà della mia domanda mi rispose: «certo, Maestro del Mattino, ricorda che il tempo scorre a velocità diverse tra le dimensioni: per te, qui, saranno passati pochi minuti, per me, invece, possono essere passate ore. In ogni caso la Lama adesso è sistemata; quando vorrai che la trasferisca nuovamente ti basterà invocarmi con questa —appena detto comparve una pergamena sulla scrivania— ed io arriverò immediatamente. Come da disposizioni del Consiglio dei Nove ci fossero problemi di qualsiasi natura a riguardo la protezione della Lama ti informerò immediatamente. Se ora non serve altro vado a cercarmi un posto dove farmi un nido in questa dimensione.»

Mi stupì la sua educazione e volontà di non apparire scortese, scorbutico o saccente: avrei dovuto mandare la Creatura delle Colline a lezione da Baðβ. «Se solo sapesse che l’ho pensato non credo sarebbe molto contento» pensai tra me e me, sorridendo. «Baðβ sei libero di cercarti un posto dove tu preferisci: visto la tua capacità di spostarti tra le dimensioni non credo, ovunque tu sia, ti servirebbe più di tanto tempo, per raggiungermi se avessi bisogno delle tue capacità. Salute e Pace.» Era il commiato Drudo, e viste le sue origini mi sembrava carino salutarlo nel modo che più gli si adattasse. «Pace e Salute a te Maestro del Mattino.»

Fu la sua risposta cerimoniale e svanì prima che potessi aggiungere altro.



Torna all'indice.