Cap. 13 – La Reliquia.
"Mia era, e mia deve tornare". Quando una reliquia può essere il pegno di un contratto.
Ora di cena: siamo seduti uno di fronte all’altro pronti ad affondare le forchette nei piatto colmo di pasta alla carbonara, fatta con il guanciale portato da un amico della zona di Amatrice!
Ci auguriamo buon appetito, carichiamo una dose abbondanti di spaghetti sulla forchetta ormai quasi alla bocca ed entrambi ci blocchiamo. È chiaro che entrambi ci stiamo domandando se l’altro ha visto quello che abbiamo visto, ma nessuno dei due sembra voler correre il rischio di essere presi per matti.
Chiaramente, essendo io nel settore, ed essendo cosa nota, prendo l’iniziativa e glielo chiedo: «Gigi, ma l’hai visto anche tu?»
Lui mi guarda sospettoso per un attimo e poi: «quella ombra scura che è arrivata da dietro di me ed è passata tra noi due dileguandosi poi alle tue spalle? NO!!»
Chiaramente la sua risposta è più ironica, ed anche sicuramente sulla difensiva. «Io a dire il vero l’ho vista piuttosto bene, sebbene non abbia capito cosa fosse!» Gli rispondo. Sento un ringhio rabbioso nella testa: «ok l’ha vista o sentita anche il mio coinquilino». «Ehi» penso tra me e me, ma chiaramente rivolto al mio inquilino, «calma un po’! Non so nemmeno chi fosse».
La voce nella mia testa e fredda e rabbiosa: «Questo non è un porto di mare! È casa mia e non tollero passaggi o visite di altre entità senza un chiaro invito. Che non si permetta di tornare o faccio un macello!». Chiaramente il mio coinquilino è davvero furente, il fatto che senta la casa sua è un sentimento chiaramente ben radicato nel suo spirito, e mi ci mancava solo una guerra tra entità incorporee in casa a questo punto. «Lascia che me ne occupi io; se non ce la faccio ti cedo il passo e farai quello che ti pare senza distruggermi casa!»
Gigi intanto, che ormai aveva imparato a riconoscere il mio stato mentre parlavo con il mio coinquilino o altre entità, aspetta che mi riprenda e con un tono di sfottò mi chiede «Problemi in paradiso?»
Prima ancora di pensare: «Eccolo adesso parte» sento un ringhio fragoroso nella testa: chiaramente il coinquilino non gradisce essere preso alla leggera, pur conoscendo ormai Gigi da un po’ non accetta di essere preso poco seriamente.
Rimbrotto Gigi, che sa benissimo, che non deve comportarsi così con il nostro coinquilino suscettibile, ma resto con i sensi all’erta per capire se l’entità che ci è sfrecciata per casa sia ancora vicino o se ne sia davvero andata. Come se avesse intuito quello che stessi facendo, il coinquilino mi dice che sta ancora ronzando intorno la casa come se stesse decidendo il da farsi.
Son un po’ stranito: la casa è protetta da questo genere di intrusioni; le uniche due entità che possono, tranquillamente, entrare ed uscire da questa casa sono il mio coinquilino e la Creatura delle Colline. Per passare la protezione, chiunque fosse l’entità che era schizzata attraverso la cucina, doveva essere una entità piuttosto potente. Il problema era capire se era stato davvero un transito, senza uno scopo preciso, perché si stava spostando da un punto A ad un punto B, oppure se fosse stata una prova di intrusione per poi decidere che fare a seconda del risultato.
Per il resto della serata non accadde nulla di particolare, per cui finimmo la nostra cena, ormai quasi fredda, e proseguimmo con le nostre cose serali abituali. Si fecero le ventitré e Gigi mi salutò mentre saliva le scale per andare a dormire. Appena lo sentii coricarsi, scesi in cantina, seguito prontamente da Temistocle, che non voleva farsi scappare un’occasione del genere per scendere la dove, se non ero presente io, non aveva accesso.
Arrivato in cantina, mi sedetti sulla poltrona che avevo li insieme a dell’altro arredamento e che componevano il mio studio. Ripensai a quello che era successo e mi preoccupava assai che, chiunque fosse quell’entità, fosse riuscita a passare le protezioni che di norma erano più che sufficienti.
Decisi di indagare per vedere che potevo scoprire: feci una perlustrazione con il corpo astrale per vedere se riuscivo ad incrociare questo nuovo ospite, sebbene solo in transito, che si era palesato in serata. Ero evidentemente troppo teso e non riuscivo a staccarmi dal corpo così facilmente come mi riusciva di solito. Temistocle, come se avesse capito il problema, saltò giù dal suo solito posto sulla scrivania e mi sali sulle gambe cominciando a fare le fuse sempre più ritmicamente. Io non so sugli altri, ma su di me, le fusa del gatto hanno sempre avuto un effetto molto rilassante, ed in effetti dopo nemmeno un paio di minuti riprovai e mi staccai dal corpo fisico senza alcun problema iniziando così la mia perlustrazione.
Partendo dalla casa mi mossi a spirale, verso l’esterno, con una distanza, da un braccio all’altro della spirale, di non più di un metro per essere certo di non lasciare scoperto nessun punto. Ormai avevo creato una spirale di quasi un chilometro di braccio per cui decisi che non era più li. Dovevo decidere se spostarmi come zona o usare un altro metodo di ricerca.
Decisi di ampliare il raggio di ricerca per cui iniziai a salire di quota lanciando a ripetizione un incantesimo di rivelazione, ma nulla, non riuscivo a trovarlo. Feci allora un ultimo tentativo: mi spinsi ancora più in alto fino a vedere tutta la città, e soprattutto le colline a nord, e lanciai per l’ultima volta l’incantesimo: nulla, non c’era traccia apparente di entità, a parte quella in casa mia ed un altro paio che avevo localizzato già da anni in alcuni quartieri in collina; ma nulla che fosse nuovo o in movimento.
Questo risultava ancora più strano: quando facevo ricerche del genere in tutta la città almeno una decina di entità varie erano sempre in giro, per una cosa o l’altra; questa sera, dopo il passaggio di quella in casa mia, sembravano tutti spariti, tranne quelli che avevano una base fissa da qualche parte in città. Iniziai a preoccuparmi, mentre mi dirigevo verso il mio corpo fisico. Fu quasi quando fui rientrato che decisi di provare un’altra strada; cambiai direzione e mi spostai verso le colline rimanendo abbastanza alto da vederle tutte non sapendo dove fosse esattamente la Creatura delle Colline in quel momento. Lanciai una invocazione e quasi prima di averla terminata sentii la sua voce nella mia testa: «Uhm se l’hai sentito anche tu allora avevo ragione: guai grossi in vista.»
Ignorai volutamente quel «se l’hai sentito anche tu» che voleva essere uno delle sue classiche provocazioni, ma restai al contempo impressionato dal suo tono. Non era un tono preoccupato, era più un tono di qualcuno conscio di qualcosa di grosso in circolazione. «Posso sapere cosa sta succedendo? Ho visto qualcosa sfrecciare in casa mia, la qualcosa la considero già grave per la violazione dei sigilli di sicurezza che uso; inoltre è stata percepita dal mio coinquilino che ha iniziato a dare di matto; ma peggio ancora l’ha visto anche il mio coinquilino mortale!» Con questa ultima affermazione ottenni totalmente la sua attenzione. «Vuoi dirmi che un mortale l’ha vista?» Dedussi, visto che usava il femminile che sapesse esattamente di chi si trattasse, e che doveva averlo deluso per il fatto di essersi fatta vedere da un mortale. «A meno che…» aggiunse quasi pensando tra se e se, «non abbia aumentato il suo potere al punto di non poter essere più celato ai mortali.»
Aspettai un attimo e poi espressi il mio disappunto: «Senti, io non so se questa entità sia una tua amica o meno, ma primo, non gradisco che casa mia sia usata come una tangenziale occulta, ma soprattutto dovrebbe rendersi conto che farsi vedere dai mortali» e questo lo dissi scimmiottando il suo tono, «non è decisamente una cosa saggia!!»
«Davvero non lo è, salvo non stia cercando di farsi trovare da qualcuno che lei non sia riuscita a trovare per conto suo. In questo caso avrebbe un senso che si facesse vedere da chiunque, specialmente dai mortali, se è uno di loro che sta cercando.» Ero incuriosito a questo punto: chi era questa misteriosa lei? Che genere di entità era; cercava di creare problemi o cosa altro, visto che pareva in cerca di qualcuno di preciso?
«In ogni caso,» riprese la creatura delle colline, «adesso provo a vedere cosa sta combinando: ritirati in disparte e quando arriverà resta li finché non ti faccia cenno io di avvicinarti o che se ne sia andata.»
Di norma qualcun altro si sarebbe, quanto meno, risentito nel sentirsi dire di restare da parte, ma per come conoscevo la Creatura delle Colline sapevo che ogni sua affermazione aveva, almeno fino a quel momento, sempre avuto una sua motivazione. Per cui mi ritrassi nel boschetto, alle nostre spalle ed aspettai. Un suono cupo come un verso di balena, ma con toni molto meno acuti, riempì l’aria, era un suono maestoso ed al contempo ipnotico: feci fatica a restare concentrato mentre la Creatura delle Colline invitava questa entità a raggiungerlo. Non passò molto che l’aria nel boschetto iniziò ad agitarsi come se qualcosa di molto voluminoso si stesse muovendo nella nostra direzione spostando l’aria in avanti. Vidi prima una luce fioca, in fondo al limitare della radura oltre il boschetto, man mano si avvicinava diventava sempre più luminosa. Mi passò affianco in maniera strana: da un punto di vista sembrava essersi mossa ad una velocità incredibile, dall’altro invece si muoveva lentamente come un proiettile che esce da una canna di un’arma rivista al rallentatore da un filmato ad altissima definizione. Mi domandavo come fosse possibile che avessi visto entrambe le cose nello stesso momento: non aveva senso nemmeno per un’entità, per quanto potente, spostarsi in duplice modo allo stesso momento!
Cercai di prestare attenzione a cosa si dicevano, ma la lingua che stavano usando non era tra quelle che conoscevo, e dalla musicalità non era nemmeno una lingua di quelle comunemente usate ai nostri giorni. Feci caso, però, che man mano discutevano, lei diventava più o meno luminosa a seconda del tono più o meno duro che usava: era chiaro che qualcosa la stava infastidendo. Ad un certo punto, e sicuramente mentre la mia concentrazione era al minimo perché avevo deciso di non insistere a capire di che lingua si trattasse, sentii chiaramente: «ed il Maestro del Mattino» cosa fa qui?
La mia attenzione tornò immediatamente all’esile, ma trasudante di potenza, figura dell’entità: perché aveva fatto il mio nome? Sapeva dove ero, oppure stava parlando di me per qualche altro motivo; dalla risposta della creatura delle colline non cavai un ragno dal buco, perché la Creatura delle Colline le rispose in quella lingua, usata fino ad un momento prima, anche dalla strana creatura. Di nuovo accadde: era ferma a parlare con al creatura delle colline, ma contemporaneamente mi venne incontro, mi guardò con aria di sufficienza, mi girò intorno e tornò dalla Creatura delle Colline. Di nuovo non capii come avesse fatto ad essere a mio fianco e, contemporaneamente, più in la a parlare con lui. Continuarono a parlare, in quella strana lingua, per una ventina di minuti; quando evidentemente avevo finito di colloquiare l’entità divenne un globo di luce accecante e sparì senza lasciare traccia di essersi mossa.
«Vieni Maestro del Mattino, è tempo che tu torni e sappia.» Con questa frase piuttosto inquietante mi convocò; la cosa buffa è che non sapevo dove fosse; solo la voce mi dava un’indicazione approssimativa, e chiaramente non reale, della sua posizione; lo raggiunsi un po’ preoccupato: «Allora, chi è? Cosa vuole? Quando se ne va?» Appena finita la frase mi resi conto, troppo tardi, di aver posto una raffica di domande, e che questo, se così si può dire, violava l’etichetta in uso tra un mortale ed una creatura più potente come quella delle colline sicuramente era.
Stavo per chiedere scusa, ma riprese: «secondo il tuo metro potrebbe essere una minaccia, ma secondo il mio non sei ancora pronto ad affrontarla.» Lo disse più tra se e se, credo, che rivolto a me, perché il mio silenzio in risposta alla sua elucubrazione non venne nemmeno considerata. «La cosa buffa e che vuole conferire con te, ma non è certo tu sia all’altezza. Sta cercando una persona e le ho detto che con quella cosa che chiamate Internet magari faresti prima tu che non lei con i metodi tradizionali.» La cosa mi prese in contro piede, non era mai successo che la Creatura delle Colline mi desse qualche credito, così in modo esplicito, e confesso che mi ritrovai tronfio a gongolare della cosa, ma non durò molto: «sempre che tu possa davvero esserle utile in qualche modo, cosa di cui non sono sicuro.» Aggiunse, come pensando tra se e se come faceva spesso.
Ci pensai un attimo e quindi gli chiesi: «Scusami, ma se cerca me, perché non è venuta direttamente da me?» Temevo la risposta in effetti, ed avrei fatto meglio a non chiedere. La risposta fu circa: «Chiaramente voleva prima consultarsi con me, per sapere se valeva la pena perdere tempo con te o meno. Capiscimi Maestro del Mattino: non intendo dire che sei inutile, ma lei chiaramente non ti consce, mentre conosce benissimo me, di conseguenza trovo normale che si sia rivolta prima a me, piuttosto che a te.»
Mi pareva di vederlo: un sorriso sornione di chi è compiaciuto per aver offeso qualcuno in modo, però, da non dare appigli per litigare!
«Quindi ha deciso di affidarsi a me, ma se n’è andata?» Chiesi un po’ infastidito. «Aveva altro da fare: inoltre voleva essere certo che tu non rifiutassi di aiutarla, cosa che sinceramente non ti consiglierei, comunque tu prenda il suo modo di fare.» Disse la Creatura delle Colline, e così era già il secondo avvertimento che mi dava in modo sibillino: quanto doveva essere complicato trattare con lei mi stavo domandando. Come avesse inteso la mia perplessità mi disse «Beh a volte non è proprio la più disponibile delle creature, ma sa essere molto riconoscente con chi le è di aiuto.»
Credevo avesse finito invece riprese come se nel frammentare avesse cercato il modo giusto per dirlo: «anche se può essere tremendamente astiosa con chi non intende al volo le sue necessità, e può essere tremendamente vendicativa con chi, a suo parere, le ha fatto un torto; per cui attenzione a come te la giochi Maestro del Mattino: può essere un aiuto molto utile, ma una grossa seccatura se ti prende in antipatia.»
Dovevo ringraziarlo per questa precisazione? Non ne ero molto convinto: adesso ero più confuso di prima. Dovevo aiutarla senza fare domande? Oppure la mancanza di domande sarebbe stare presa come una mancanza di interesse per qualcosa che lei considerava importantissimo? E nel caso? La cosa sarebbe stata generatrice di problemi per me, o semplicemente mi avrebbe ignorato perché non le ero stato utile?
Avevo un sacco di domande che mi giravano per la testa, ma ne venne solo una da porre alla Creatura delle Colline: «Questa entità ha un nome? Mi devo rivolgere in qualche modo particolare a lei ?»
La Creatura delle Colline sembrava quasi infastidito dalla domanda: «Il nome, se vorrà, te lo dirà lei, per come gestirla fai come con me, e vedrai che le cose andranno bene.»
Facile a dirsi: anche con la Creatura delle Colline spesso non sapevo come comportarmi: a volte sembrava voler essere trattato come un vecchio amico, altre volte sembrava volesse essere trattato come una creatura potente di cui aver paura, altre volte solo con il rispetto che è previsto per una entità della sua età. Decisi che avrei risolto il rompicapo al momento in cui si sarebbe presentata: non aveva senso scervellarsi al momento, visto che non sapevo nemmeno se si sarebbe davvero presentata da me.
Ed in effetti passò qualche giorno senza notizie, né dalla Creatura delle Colline, né dalla famosa entità femminea, ed il mio coinquilino faceva, stranamente, il vago quando chiedevo informazioni a lui sul fatto che nessuno si facesse ancora sentire, visto cosa aveva detto l’entità. La cosa mi stava facendo preoccupare un po’: era passata una settimana ormai, tanto che avevo deciso che, se non si fosse fatta viva entro la serata, l’indomani sarei andato a cercare la Creatura delle Colline in cerca di spiegazioni.
La sera scesi nel mio studio notturno e, mentre sfogliavo un vecchio testo prestatomi da un amico, Temistocle drizzò le orecchie nello stesso momento in cui iniziò a soffiare; dopo qualche secondo strizzò gli occhi, fissando le scale che portavano giù nello studio, e subito dopo, si alzò inarcando la schiena con il pelo tutto dritto: nemmeno quando venne la prima volta la Creatura delle Colline si era comportato in quel modo!! Aspettai che qualcuno si palesasse: era chiaro, dal comportamento di Temistocle, che qualcuno stava arrivando. Non ci volle molto: comparve un punto luminoso nel centro della cantina, iniziò ad aumentare di dimensione, ma sopratutto di intensità; questa cosa fece infuriare Temistocle: era chiaro che la troppa luce gli stava ferendo gli occhi, prima che potessi intervenire, la belva prese la via delle scale e tornò su, al piano terra.
La luce, a quel punto scemò di intensità e cominciò a prendere una forma, avevo già un’idea di quale avrebbe preso, ingrandendosi sempre di più. Alla fine avevo davanti un figura femminile trasparente, era chiaro che non voleva presentarsi nella sua forma reale. «Non serve che usi questo tipo di proiezioni: di voi entità ne ho viste tante, non sono certo uno che si impressiona!!» Una risata stridula, che faceva rizzare i peli sul collo, arrivò dalla figura: «non ho certo problemi a farmi vedere, ma quella tua povera bestiola si è spaventa solo per un po’ di luce, cosa sarebbe successo se mi fosse presentata con la mia reale immagine? Poi… immagina reale: è passato così tanto tempo da quando l’ho usata che non ricordo nemmeno più quale sia!!» E di nuovo quella risata raggelante.
Era chiaro che, chiunque fosse realmente questa entità, non aveva intenzione di farmela facile, per cui iniziai a pescare dalla mia riserva di pazienza, che ero certo, mi sarebbe servita. «Allora Maestro del Mattino,» iniziò con fare saccente «sicuramente ti è stato già detto perché ti ho cercato…» certo che lo sapevo il perché, e glielo feci presente: «Beh si, la Creatura delle Colline mi ha fatto presente che stai cercando qualcuno e che, forse, farei prima a trovartelo io con i mezzi a disposizione in questo momento, tecnologicamente parlando!!»
Mi disse un nome ed un cognome e non disse altro. Capii che non era in vena certo di parlare, per cui mi sedetti alla scrivania e comincia a cercare su internet cosa potevo trovare sulla persona in questione. Ci volle poco per trovare una manciata di persone con lo stesso nome e cognome. «Dovresti darmi qualche indicazione di più: esistono, esagerai volutamente, almeno trenta persone in provincia con questi dati anagrafici.» Silenzio… «siamo alle solite» pensai, ma la signora disse senza un particolare tono «62 anni, dovrebbe lavorare ancora e prima che me lo chiedi ha un banco in una piazza in città.» Pensai che già era qualcosa rispetto al solo nome e cognome, affinai la ricerca e trovai quello che poteva essere la persona che cercava. Prima di aprire la pagina sull’interessato, che poteva contenere una foto, le chiesi a muso piuttosto duro: «ma una volta trovato che intenzioni hai con lui? Non mi presto a trovarti qualcuno se poi vuoi portartelo via!». Questa volta non ci furono ne silenzi ne pause, ma un tono molto aggressivo: «pensa a svolgere il tuo compito e non chiedere ciò che non deve interessarti. L’hai trovato?» Pensai tra me e me che avevo fatto bene ad aumentare la dose di pazienza: sarebbe servita tutta!! «Mia signora, mi spiace ma se non mi dici che devi fare con questo mortale non vado oltre nella ricerca!». La signora, poco signorilmente espresse il suo disappunto alla mia affermazioni coprendomi di insulti, almeno credo dal tono di voce, perché erano in una lingua che non conoscevo. «Puoi alterarti quanto vuoi mia signora, ma se non mi dici cosa devi fare con questo mortale, temo dovrai cercartelo da solo, e vista l’età, probabilmente sarà morto prima che tu lo trovi.» Avevo volutamente fare il saccente perché mi stavo stufando di quella situazione. Ci volle un po’ perché si decidesse sul da farsi, perché passarono parecchi minuti prima che riprendesse a parlare con me. «Devo riscuotere un debito di molti anni fa! Questo deve bastarti.»
Conoscendo che genere di debiti si possono contrarre con un demone, non sapendo ancora se questa entità lo fosse o meno, mi misi di traverso senza pensarci nemmeno due volte: «mi dispiace: non è sufficiente. Devo sapere di genere di debito stiamo parlando, o meglio voglio solo sapere se si tratta di debito di vita o di altro genere, e te lo dico subito: se si tratta di un debito di vita non ti aiuterò, anzi farò di tutto per proteggere il mortale in questione, visto che adesso so anche di chi si tratta.» Mi aspettavo una reazione piuttosto violenta visto gli antefatti, invece non fu così: «Ho appagato un suo desiderio molto tempo fa, ora è venuto il tempo di ripagarmi restituendomi una cosa che mi appartiene, e di certo non è la sua insignificante vita.»
Almeno non voleva ucciderlo, per ora. Man una volta riavuto quello che voleva che avrebbe fatto?» La cosa poteva prendere una brutta piega, ed io ero tenuto a dare priorità al mortale, qualunque sciocchezza avesse fatto in passato, anche se ne avevo una certa idea ormai. «Di che genere di debito stiamo parlando? Soldi ? Amore? Fortuna al gioco? O che altro?» Di nuovo la signora mi stupì per la calma nella risposta: «I primi due: sai come sono avidi i mortali, quando possono avere entrambe le cose: perché limitarsi ad averne una?» Non capivo questo cambio di atteggiamento nei miei confronti: all’arrivo era saccente ed antipatica come una delle entità del suo livello son di solito. Adesso era, fin troppo, accondiscendente.
Decisi di approfittare di questo mutato atteggiamento e provai a spingermi un po’ più in la: «e cosa aveva questo mortale per costringerti ad esaudire i suoi desideri?». «Cosa ti fa pensare che mi abbia ricattato?» Il tono di voce era seriamente incuriosito: né astioso né offeso, solo curioso. «Beh se ha un debito con te vuol dire che hai soddisfatto le sue richieste, e perdonami, ma un’entità del tuo livello, non accontenta il primo che viene a chiedere qualcosa!» Di questo ero certo: le entità come lei non erano mai magnanime nei confronti di un mortale, per cui doveva esserci dell’altro sotto. «Ha una reliquia, ereditata, che mi interessa molto. Lui non sa nemmeno cosa sia, ma mi devo essere scoperta troppo quando pretesi me la restituisse, aggiungici la sfrontatezza di un diciottenne, all’epoca dei fatti, e capisci da solo che si è spinto molto in la.»
Non volli spingermi oltre, per cui mi mossi verso il computer dicendole: «capisco mia signora, sarei solo curioso di capire che genere di oggetto possa essere per spingerti a ricercare questo mortale dopo cinquant’anni… tutto qui;» mentre manovravo sul mouse per accedere alla pagina del soggetto, «mi manca solo un osso per ricomporre il mio scheletro: e ce l’ha lui! Pensa sia una reliquia di non so quale santo.» Adesso mi era tutto più chiaro: molti sanno che questo genere di entità cercando di tornare sempre in possesso del proprio scheletro, ma non sanno il perché. Chiunque sia in possesso di un solo osso dello scheletro di una entità, o di un corpo che abbia posseduto, con il giusto rito, può mettere l’entità in condizioni di totale obbedienza. E nessuno poteva impedirglielo, salvo qualcuno che fosse in possesso di un numero maggiore di ossa e con il medesimo rito. Non doveva essere divertente fare da schiavo ad un mortale, sebbene anche solo per una manciata di decenni. Per questo cercavano sempre di recuperare lo scheletro intero della persona che avevano posseduto per poi distruggerlo.
Appena aperta la pagina del profilo, del mortale in questione, capii anche perché era nata tutta questa urgenza di tornare in possesso della reliquia: era descritto chiaramente, nel profilo, come ‘un appassionato di esoterismo’. Il che poteva significare che o conosceva già, o era in procinto di conoscere, l’incantesimo giusto per mettere ai ferri, ed al lavoro, la Signora. Era chiaro a questo punto perché non avesse aspettato che morisse per poi distruggere la casa così da distruggere anche tutto quello che c’era dentro, reliquia compresa.
«D’accordo mia signora: mi occupo io di recuperare la reliquia ed a riconsegnartela.» Ci fu uno scoppio d’ira improvviso da parte sua: tutto quello che non era ancorato al terreno mise a vibrare pericolosamente, spinto dalle vibrazioni che provenivano da lei per la rabbia. «E dovrei consegnare la mia reliquia ad un altro mortale? Sei folle se solo pensi che tenga in considerazione una simile possibilità.» Preso in contro piede, la mia risposta fu quasi un attacco: «Mi signora non scordarti con chi stai parlando! Io non sono un semplice mortale! Io sono il Maestro del Mattino! La mia parola è sacra: se dico che provvedo io a recuperare la tua reliquia e restituirtela, così sarà, e la discussione finisce qui.»
Ci fu silenzio assoluto, immaginavo si preparasse ad attaccarmi da un momento all’altro per essermi permesso di esprimermi in quel modo con lei, invece sentii una fragorosa risata entrarmi in testa: non era la signora, era la Creatura delle Colline!! «Ti avevo detto di non sottovalutarlo mia cara» disse la Creatura delle Colline «e comunque garantisco io per la validità della parola del Maestro del Mattino: se dice una cosa, così sarà, e se così non fosse ne risponderà, per primo, a me in persona.» Il tono della Creatura delle Colline era chiaro, come a dire di non sfidare troppo la fortuna mantenendo il tono dell’ultima mia frase: mi era andata bene la prima volta era meglio non sfidare la fortuna oltre!
Iniziò un fitto discorrere tra la signora ed la Creatura delle Colline nuovamente in quella lingua che non conoscevo; potevo solo intuire cosa si dicessero dal passaggio di momenti di discussione calma a momenti di ira o dell’uno o dell’altra. Dopo una decina di minuti finalmente la signora mi si rivolse, apparentemente di nuovo calma: «Così sia! Ti autorizzo a recuperare la mia reliquia ed a farmela riavere.» Mi aspettavo una qualche minaccia, era tipico di quel genere di entità, ed arrivò: «ma sia ben chiaro, se tenterai di trarre qualsivoglia beneficio dall’esserne in possesso dovrai risponderne prima alla Creatura delle Colline, come tu la chiami, e una volta liberata a me in persona!»
Le feci cenno col capo di aver inteso: ormai sapevo per esperienza diretta che non aveva senso replicare ad un’affermazione di quel genere: non era necessaria come minaccia, ma era una specie di protocollo delle creature antiche, per cui non replicai. Se ne andò: niente effetti pirotecnici, niente effetti speciali, nulla: semplicemente se ne andò. Immagino dando per scontato, che appena entrato in possesso della reliquia, l’avrei contattata io.
«Ti sei comportato da vero Maestro del Mattino» sentii dire alla Creatura delle Colline. «Temevo tu cadessi nell’errore di sottovalutarla, solo perché ti aveva detto cosa cercava.» «Non sono così stupido:» risposi, «ho capito benissimo che me l’ha detto solo per mettermi alla prova.» «È vero» replicò lui. «e devo dire che te la sei giocata davvero alla grande: altri sarebbero caduti nel suo tranello.» Il suo tono era serio per cui, per lo come lo conoscevo, era un indizio, che il suo era stato una qualche forma di complimento, cosa assai rara da da lui.
«Se n’e’ andata? Definitivamente o torna?» Il mio coinquilino si stava dimostrando piuttosto pusillanime man mano la signora diventava sempre più oggetto delle mie attenzioni: davvero la temeva? E se si perché?.
Adesso restava il problema del recupero della reliquia da risolvere: certo presentarmi li e dire «salve devo ritirare la reliquia che ha in casa da quando ha chiesto a quel demone, così lo avrebbe da sempre inteso lui, fortuna e soldi.» La cosa non era così semplice, o forse si, molto dipendeva da che atteggiamento aveva il mortale nei confronti della situazione, per cui decisi di andare a risposare, diedi la buonanotte a tutti e salii verso la camera da letto, dove ero certo, e così era, di trovare Temistocle a riscaldarmi il letto dormendoci sopra.
Ormai avevo tutte le indicazioni del mortale in questione: la zona dove viveva era chiaramente indice della sua ricchezza. Era una zona collinare nota come residenza delle famiglie più ricche della città. Però io sapevo come aveva fatto fortuna, per cui ero in vantaggio.
Arrivai all’ingresso della villa, poco prima delle diciannove, era marzo, per cui non più molto freddo, ma l’aria al tramonto era comunque frizzante. La zona in cui abitava era fatta di ville ben separate l’una dall’altra con poca illuminazione pubblica e di conseguenza si vedeva bene Venere che già brillava bassa sull’orizzonte. «Siii?» Disse una voce, chiaramente non italiana, al citofono «Sono qui per vedere il padrone di casa: gli dica che è per il ritiro della reliquia avuta 50 anni fa dalla Signora.» La domestica parve non capire: «Prego?» Ripetei la frase aggiungendo «Lei dica così al padrone di casa, vedrà che capirà.» In effetti dopo pochi minuti arrivò, trafilato, un signore anziano, almeno di apparenza, che si fermò dietro il cancello, cosa che trovai piuttosto scortese. «Mi dica» disse soltanto con tono chiaramente allarmato e nervoso. «Senta possiamo farla semplice o complicata: io devo ritirare la reliquia che lei ha conservato in cambio di tutto questo» dicendolo feci un gesto ad indicare il giardino con la piscina e tutta la villa. «La proprietaria, che le ha permesso tutto questo, mi dice che il vostro accordo era che al passaggio di cinquant’anni dall’accordo lei doveva restituire la reliquia.
L’ometto tentò una difesa in offensiva: «Senti ragazzo mio, non sai in che cosa ti stai immischiando: se vuoi un consiglio restane fuori.» Non sapevo se ridergli in faccia o prenderlo per il collo attraverso il cancello!! «Prima cosa non sono suo figlio per cui non mi chiami ragazzo mio, secondo so perfettamente, anzi so molto meglio di lei, in cosa sono stato tirato in ballo. Per cui non mi costringa a passare al lato meno simpatico del ritiro. Lei sarà anche un praticamente di magia, ma si fidi se le dico che meglio che non mi veda fare quello che so fare.»
Speravo di evitare un confronto diretto con il mortale in questione, se non altro per la sua età, ma qualcuno mi venne incontro: sentii nella mia testa, ma sapevo che non era rivolto a me infatti il vecchietto divenne pallido come un cencio: «Ascoltami mortale: consegni la reliquia al Maestro del Mattino o devo venire di persona a prenderla? E a quel punto non è detto che mi accontenti di quanto mi spetta, potrei anche passar a vedere come sta tua moglie e le tue bellissime figliole.» Io sapevo che in realtà era la Creatura delle Colline che parlava, ma il mortale evidentemente no! «Io mi domando se posso chiedere un’ultima cosa prima di riconsegnare la reliquia» disse con voce piuttosto tremula. «Vorresti ancora dell’altro?» chiese stizzita la Creatura delle Colline, sempre con voce femminile. «Solo la promessa che la mia famiglia sia al riparo da eventuali vendette: prendi me qui, ora se vuoi, ma lascia stare la mia famiglia.»
La Creatura delle Colline mi disse senza farsi udire dal mortale: « Adesso veditela tu, a me fa venire da vomitare questo essere!» E se ne andò in un turbino di vento ghiacciato che in quel contesto non aveva senso, tanto da far impallidire ancora di più, se fosse stato possibile, il povero mortale. Ripresi in mano la faccenda: «Con chi è stato fatto l’accordo? Con te, non mi pare con la tua famiglia, che allora nemmeno avevi; quindi non devi avere timori per questo: la Signora non vuole ne la tua vita, d’accordo mentii, ma a fin di bene, ne quella dei tuoi famigliari: vuole solo ciò che le spetta come da accordo.» L’ometto si mise a trafficare con le mani dietro il collo e qualche secondo dopo, guardando con nostalgia la reliquia appesa ad una catenina e richiusa in un guscio di non so che sostanza sintetica per proteggerla dal tempo, me la porse con mano tremante. «Davvero non devo temere altro? L’ultima volta che la incontrai mi promise le peggio cose allo scadere dell’accordo. Per questo mi sono messo a studiare la magia, per cercare qualche tipo di protezione da lei sebbene sapessi di non avere possibilità con uno spirito così potente da darmi tutto questo.» Mentre parlava mi indicava con la mano la sua tenuta. Potevo capire cosa intendesse, ma personalmente non lo giustificavo: avere tutto quello che lui aveva avuto tramite la magia, per me era fuori da qualsiasi schema mentale, ma la signora allora aveva accettato l’accordo, io stavo salvando la pellaccia dell’ometto, per cui la mia parte la stavo facendo come da giuramento fatto.
Presi l’oggetto e dissi solo ‘addio’ al mortale, montai in macchina e mi diressi verso le colline appena fuori città: visto la paura, che la signora, incuteva al mio inquilino preferivo incontrarla di nuovo in collina che in casa questa volta.
Passai in città a mangiare qualcosa ed aspettare un orario in cui fosse meno frequentato il posto dell’incontro. Così per le ventidue circa ero li, pronto a restituire la reliquia alla signora. Appena sceso dalla macchina la Creatura delle Colline mi diede il benvenuto incitandomi a raggiungerlo nel piccolo bosco oltre la strada: era una cosa comune per lui: temeva che qualcuno potesse vedermi parlare col nulla, ed ogni volta preferiva ritirarsi nel boschetto per parlare. «Missione compiuta?» Mi domandò. «Certo che si, e poi perché me lo domandi: eri li anche tu!» Rise al suo solito «me ne sono davvero andato quando ti ho detto che potevi continuare, quel mortale davvero mi faceva venire il volta stomaco per la paura che aveva per la sua misera vita.» Sapevo cosa intendeva, non voleva essere offensivo nei suoi confronti, per cui gli risposi «Ricordati che per noi e l’unica che abbiamo ed è molto più corta della tua esistenza, per cui avere paura di perderla per noi è piuttosto comune.» Ci fu un attimo di silenzio, che io al solito imputai ad un suo pensare tra se e se stesso. «Sai, delle volte Maestro del Mattino mi stupisci, ne ho conosciuto altri in passato, ma di solito una volta fatto il voto ed ottenuto il titolo, nel bene e nel male, si sentivano superiori agli altri mortali: tu non lo fai. Si capisce che ti senti ancora uno di loro nonostante il tuo titolo di Maestro del Mattino.»
«Che dirti» iniziai a dirgli «alla fin fine sono un mortale anch’io: addestrato e con qualche conoscenza in più, ma ho una vita con una scadenza pure io; magari riuscirò a farla durare un po’ di più della media degli altri mortali, ma scadrà comunque anche la mia.» Stavo per continuare ma la Creatura delle Colline mi zittì: «sta arrivando ed è convita che tu voglia approfittare della reliquia nelle tue mani: le facciamo uno scherzo?» Non ci credevo: la Creatura delle Colline che parlava di scherzi? Verso una creatura che per quanto ne sapevo poteva incenerirmi solo pensandolo? E lo trovava pure divertente? «Non pensarci nemmeno a mettermi nei guai» gli dissi con un tono di voce che speravo fosse abbastanza chiaro da fargli cambiare idea sullo scherzo alla Signora!!
«Allora Maestro del Mattino hai la mia reliquia?» Fu l’unica cosa che disse: certo che doveva tenerci davvero molto per non salutare nemmeno la Creatura delle Colline! «Certo che si, mia signora». Non so spiegare come, ma mi parse addirittura di percepire che si fosse rilassata. «Come faccio a dartela?» Domandai più ad entrambi loro, che solo alla signora. La Creatura delle Colline disse «mia cara, se permetti ci penso io»; «Così sia» rispose, secondo me con un tono un tantino troppo teatrale. «Tieni la reliquia per la catenina davanti a te al resto penso io». Alla faccia che se n’era andato… e come sapeva allora che era appesa ad una catenina? Allora mentono anche loro quando serve pensai, tra me e me, mentre prendevo la catenina e la posizionavo, come mia aveva specificato la Creatura delle Colline.
Fu questione di pochi secondi e la reliquia si trasformò in cenere, che si disperse nell’aria serale, sospinta da un venticello che sembrava si fosse levato apposta per l’occasione. Che la polvere della reliquia sia andata dispersa per le colline, o che fosse solo un’illusione affinché non vedessi la reliquia tornare nelle mani della signora, non lo so.
So solo che, da allora, della reliquia della signora, non se ne parlò mai più.
Con nessuno dei due.