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Cap. 15 – L’attacco di Aamon.



Era un pomeriggio uggioso di novembre, seduto sul divano con una coperta sulle gambe, stavo leggendo un romanzo di fantasia. Ero in uno di quei periodi, che io classifico di lettura piena. Sono sempre stato così per la lettura, quella generica, chiaramente volumi o tomi per il lavoro li leggevo sempre tutti e subito studiandoli a fondo. Mentre per la lettura tradizionale andavo a periodi: in alcuni non riuscivo a prendere un libro in mano ed a finire la prima pagina, in altri periodi, invece, divoravo romanzi da 4/600 pagine in una sola sessione, anche se comportava iniziare al mattino e terminare alle 4 del mattino.

Essendo in un periodo divora libro, ero totalmente immerso in un libro di fantascienza titolato il Signore della Svastica. Periodo post apocalittico, con presenza di umani mutati dalle radiazioni, ed una sparuta minoranza di umani ancora puri; insomma un bel fantasy, che nulla aveva a che fare con la Germania o il tanto odiato Adolf, nonostante il titolo.

Ero totalmente immerso nella lettura, immaginandomi le forme di questi umani mutati, descritti piuttosto bene, devo dire, quando ebbi un sobbalzo involontario: gli amanti di Guerre Stellari avrebbero citato la famosa frase: «Ho sentito un tremito nella forza!» In effetti avevo sentito qualcosa di davvero grosso muoversi nel area intorno a me, non che fosse tanto strano di per se, ma la violenza con cui era successo, era quello che mi aveva fatto saltare. A confermare che qualcosa era successo Temistocle arrivò al galoppo, cosa di per se già strana per un gatto, salì sul divano, pretendendo di infilarsi sotto la coperta che mi avvolgeva le gambe. Lo feci accomodare accarezzandolo per cercare di calmarlo, ma non iniziò, come faceva di solito, a fare le fusa: era chiaramente teso e spaventato. Aspettavo solo lui a questo punto, e dopo qualche minuto arrivò il mio coinquilino: «Che diamine è stato?» mi tuonò nella testa. Gli risposi che non ne avevo idea, ma che si lo avevo sentito anch’io, visto che era quella la domanda sottaciuta che gli premeva. «Quindi che fai? Non controlli? Non indaghi? Non cerchi di capire chi sia stato?» Avevo già sentito il mio coinquilino incorporeo agitato in passato, ma questa volta sembrava davvero spaventato!! «Eh con calma: vediamo intanto se la cosa si ripete, e poi comunque darò un occhiata in giro per capire cosa sia successo. Per cui tranquillizzati, lo sai che finché sei tra queste mura sei al sicuro.» Dopo un attimo in cui immagino cercassi di pensare alla cosa: «quasi tranquillo… le protezioni di questa casa non sono assolute come abbiamo visto qualche tempo fa!!»

Si stava riferendo all’incursione dell’entità, in cerca della sua reliquia, di qualche tempo prima, ma per me non faceva casistica: visto che era, a quanto avevo capito, ad un livello pari, se non superiore, alla Creatura delle Colline poco probabile che le mie protezioni potessero tenerla fuori dalla casa.

Capito che il coinquilino non avrebbe mollato la presa, gli dissi che avrei controllato subito, altrimenti non mi avrebbe più dato pace ed io volevo riprendere a leggere il romanzo. Scesi in cantina, nel mio studio di lavoro, Temistocle mi seguì sino alle scale, ma poi cambiò idea ed invece di scendere con me prese la direzione opposta salendo le scale, immagino verso la soffitta, posto dove si sentiva di solito più tranquillo.

Mentre scendevo in studio, pensavo a che genere di ricerca fare: al di la del fremito non avevo molte altre indicazioni su cui concentrarmi, quindi le possibilità su cui fare analisi erano parecchie. Mi sedetti alla scrivania pensando su come iniziare l’analisi: inizio con le carte, con i le rune, con gli I-Ching o vado a rompere le scatole alla Creatura delle Colline? L’ultime delle possibilità elencate era la più comoda, ma non si addiceva ad un Maestro del Mattino correre a cercare aiuto altrove per pigrizia.

Decisi di iniziare dagli I-Ching: sono sempre stati i miei preferiti per i consigli e le analisi. Presi i miei bastoncini di Achillea e iniziai il procedimento, più macchinoso delle tre monete, ma più efficiente per quanto riguardava il concentrarsi sulla domanda:

primo esagramma, il 27

secondo esagramma il 24

… brutta faccenda.

Quando faccio questo genere di analisi, spesso uso un metodo molto personale: invece seguire la ormai collaudata meccanica di leggere il primo esagramma e poi commutare le linee mobili così da ottenere un secondo esagramma, e leggere il commentario del nuovo inteso come sviluppo, mi affido all’immagine dei due esagrammi. Le sensazioni che mi danno spesso sono corrette e corrispondono a quello che volevo sapere.

Per il mio senso di interpretazione, legato alle immagini pure, e fini a se stesse, qualcosa di chiuso, e sigillato, era stato scoperchiato, e di norma se qualcuno/qualcosa, ha chiuso, e sigillato, qualcosa/qualcuno, un buon motivo ci sarà stato. Per esperienza solo gli stolti, che si mettono a giocare con cose più grandi di loro, finiscono per riaprire certi contenitori non rendendosi conto di cosa rischiano nel farlo. Ora restava da capire cosa fosse stato aperto e da chi. Soprattutto chi aveva aperto il contenitore, si era messo nei guai? Sapeva che stesse facendo? Oppure era totalmente ignorato ed aveva combinato il danno senza rendersene conto.

Normalmente avrei atteso qualche giorno, per capire se la situazione riguardava me direttamente, quindi qualcosa/qualcuno si sarebbe palesato, oppure se la cosa riguardava qualcuno che non conoscevo assolutamente, e dovevo mettermi a caccia, per trovarla, e capire se avesse bisogno di aiuto o meno.

Passarono diversi giorni, e non sentii nulla di strano, la Creatura delle Colline non si era fatta viva, ed il mio coinquilino, tutto sommato, sembrava tranquillo, quindi scartai la prima ipotesi, ossia che riguardasse qualcuno a me collegato direttamente. Come Maestro del Mattino avrei dovuto indagare comunque quindi decisi che l’indomani avrei iniziato a cercare partendo dalla città, o meglio dal mio quartiere e poi allargando l’area di scansione così da capire dove diavolo si trovasse questo contenitore aperto.

La sera successiva, una volta ritiratomi nel mio studio, inizia a sondare il vicinato, e poi allargando sempre di più il raggio di azione continuai a cercare per tutta la città. Fu dopo un’oretta abbondante di ricerche che trovati quello che cercavo: un buco. Un semplice buco nella rete energetica che abitualmente ricopre un centro abitato. Questo tipo di rete in realtà altro non è che uno schema energetico generato dalle persone stesse, e per chi la osserva è composta di quadrati irregolari. Ogni nodo, alla congiunzione di due dei lati del quadrilatero, era una persona. La rete cessava oltre le periferie perché il raggio di azione di un singolo nodo, quindi di una singola persona, era di circa una decina di metri. Superata quella distanza non avveniva più il collegamento con il vicino più prossimo e la rete si interrompeva. Quello che non era tipico era che ci fosse un buco nel bel mezzo della città.

Ammesso, e non concesso, che qualcuno morisse, per cui il proprio nodo si spostava su un altro livello dell’esistenza, e quindi su di un’altra rete, comunque la rete si adattava collegandosi ad un altro nodo vicino, e questo non stava succedendo. Qualcosa impediva alla rete di adattarsi allo spegnimento di un nodo della rete: e questo non era affatto normale!!

Questo buco era nella zona sud della città, per cui mi ci tuffai con il corpo astrale per andare a vedere di che si trattasse. Era la zona degli appartamenti universitari, per cui la rete in effetti era piuttosto fitta, e questo tra l’altro rendeva ancora più inverosimile che la rete non riuscisse a riequilibrarsi, dopo la sparizione di un nodo. Erano palazzotti di edilizia popolare moderna, per cui palazzi di circa dieci piani con più appartamentini per piano, e generalmente erano tutti sempre occupati. Mi avvicinai con circospezione al palazzo imputato ed il buco si irradiava dal 5 piano e, cosa ancora più strana, inglobava anche tutti gli appartamenti dello stesso piano e di un livello sia superiore che inferiore: decisamente anomalo.

Salvo non fossero morte una trentina di giovani nello stesso momento, un simile buco non aveva giustificazione. E davo per scontato che non fosse successa una cosa del genere, altrimenti i vari organi di informazione avrebbero dato risalto alla notizia.

Una volta a fianco alla finestra dell’appartamento al centro del buco, tutti i talismani scattarono all’unisono: non ero stato attaccato, ma in quella casa c’era qualcosa di decisamente oscuro acquattato e le mie protezioni avevano fatto egregiamente il loro lavoro. Provai ad entrare: dapprima da una porta finestra aperta, ma mi fu chiaro che li il passaggio era sbarrato. Provai da un altra finestra: stesso risultato; mi venne in mente una vecchia situazione simile e provai a passare direttamente attraverso il muro perimetrale — chi protegge le case con sigilli, di norma lo fa apponendoli su porte e finestre, ma pochi pensano anche a proteggere i muri !!— Niente da fare: anche i muri erano sigillati, e quello che percepivo, al di la della barriera, non mi piaceva affatto. Avrei dovuto trovare un altro modo per entrare e per assurdo, forse, il metodo più semplice poteva essere quello più efficace. Decisi quindi di tornare l’indomani mattino fisicamente sul posto ed a provare a suonare al campanello direttamente. Scesi a livello della strada ed entrai nell’androne. Salii cinque piani e presi nota dei nomi sui pulsanti delle suonerie dei campanelli degli appartamenti del piano, in particolar modo quello che mi era risultato inaccessibile.

Tentai di entrare negli appartamenti a fianco, sopra e sotto, ma non ci fu verso: erano tutti sigillati sebbene con sigilli meno forti man mano ci si allontanava da quello interessato. Osservai la gente che saliva e scendeva dall’ascensore del condominio, ma nessuno di loro mi dette qualche segnale di cosa stesse succedendo. Non avendo altro da fare a quel punto, rientrai nel mio corpo fisico e, riportato sul un pezzo di carta i cognomi che avevo letto, me ne andai a dormire.

L’indomani pomeriggio, appena uscito dal lavoro, mi diressi immediatamente verso la zona dei palazzi degli studenti universitari, in direzione sud della città. Parcheggiai in qualche modo — il parcheggio in quella zona era rinomato che fosse un terno al lotto trovarlo — e raggiunsi il civico che mi interessava.

Iniziai cercando il cognome attestato propio all’appartamento che mi interessava: suonai più e più volte, a volte brevemente a volte a lungo, ma nessuna risposta. Passai agli appartamenti vicini, ma senza maggior fortuna. In quel mentre un giovanotto, in tenuta sportiva, stava rientrando nel condominio, così approfittai dell’apertura del portoncino e mi infilai dietro al ragazzo dirigendomi, anch’io verso l’ascensore. Per, apparente, gentilezza gli chiesi a che piano andava e mi rispose il nono così oltre al quinto pulsante premetti anche il nono.

Il ragazzo totalmente fradicio di sudore, per una apparente attività sportiva di qualche genere, mi guardò come per dire qualcosa, ma era chiaro che era in dubbio se parlarmi o meno, così avviai io il discorso: «Sto andando a trovare un mio amico, e da due giorni che non mi risponde e non vorrei stesse male, magari lo conosci» dissi aggiungendo il cognome interessato. Il ragazzetto mi guardò e poi, prendendo fiato come per farsi coraggio: «guarda non so di preciso che sia successo, ma è da giovedì che dal 3° al 6° piano se ne sono scappati tutti: la sera c’erano, la mattina dopo non c’erano più, non so che sia potuto succedere.» Il campanello di raggiunto suonò mentre il pulsante riportante il numero cinque lampeggiò; si apersero le porte dell’ascensore e mentre ne uscivo risposi allo sportivo: «Ti ringrazio, adesso vado a vedere se riesco a scoprire qualcosa. Ciao» e non aggiunsi il resto che stavo pensando, ossia che dopo una corsa e fradicio di sudore, forse sarebbe più saggio salire a piedi oppure, quanto meno attendere che l’ascensore sia vuoto prima di occuparlo ed appestare quel metro quadro di ambiente con gli effluvi del proprio sudore!!

Di nuovo scattarono i talismani e gli incantesimi di protezione, nulla di strano tutto sommato me lo aspettavo. C’era un freddo strano, innaturale sul pianerottolo, riuscivo a vedere la condensa del mio fiatare mentre rallentavo il battito pronto a spostarmi nell’astrale se necessario. Quello che trovo stano era che le protezioni scattavano a difesa, ma non percepivo alcun pericolo diretto, niente che tentasse di attaccarmi. Avevo più l’impressione che chi fosse in casa non era interessato a me, ma era comunque pronto a combattere se necessario.

Il problema adesso era capire chi era in casa, e perché tutti gli inquilini erano fuggiti. Decisi di fare un incantesimo di rivelazione, così che se ci fossero stati sigilli o incantesimi occultati li avrei potuti vedere… et le voilà!! La porta interessata era coperta da incantesimi di allontanamento e questo spiegava come mai fossero scappati tutti dal pianerottolo: con un simile incantesimo la frenesia di allontanarsi da un posto di fa sempre più pressante finché, fisicamente, non ci si allontana da dove quel maleficio era stato lanciato.

Bene adesso almeno sapevo che chi stava in quell’appartamento, o chiunque ne fosse entrato in possesso le notte precedenti, non voleva essere disturbato. Chissà come avrebbe preso qualcuno che continuava a suonare il campanello. Tanto gli altri inquilini del piano non c’erano per cui non avrei disturbato nessuno salvo chi mi interessava. Cominciai a tempestare di squilli di campanello alternati a bussate con le nocche sulla porta in legno. Ormai erano 10 minuti che insistevo per cui o chi era dentro non era infastidito, o chi era dentro non era interessato comunque ad aprirmi la porta.

Ormai avevo deciso che o non c’era nessuno in casa o chi c’era, ed ero convinto che qualcuno ci fosse, non voleva aprire. Dovevo trovare il modo di entrare in quella casa!! Mentre mi avviavo verso l’ascensore, sento la porta che si muove e si apre quel tanto che basta per farci stare una persona di traverso. Compare un ragazzo sui 25 anni con aria stralunata che mi guarda e mi dice: «ma se lei continua a suonare e nessuno le apre, non le pare che chi è in casa non voglia incontrarla?»

Il ragazzo era già stralunato di suo, ma il tono di voce era totalmente innaturale, molto probabilmente era posseduto, mi riavvicinai alla porta cercando di sbirciare dentro, ma era tutto avvolto dal buio più totale. «Scusa, ma mi hanno detto che qui affittate una stanza ed io ne sto cercando una» il ragazzo mi guarda senza espressione come se stesse ascoltando qualcuno e poi: «Maestro del Mattino che onore, entri la prego» sempre con quella voce monotona.

Mi ha chiamato Maestro del Mattino?? Nessuno umano conosce questo mio nome, il che non faceva che confermare la mia prima impressione: il giovanotto era posseduto. Ero indeciso sul da farsi: chiunque possedesse il ragazzo mi aveva esplicitamente inviato ad entrare, cose che al momento almeno gli impediva di fermarmi al momento; ma cosa avrei trovato dentro? Chi? Quante entità? Di che livello?

«Grazie accetterò il caffè in un altra occasione, e fidati: ci sarà una prossima occasione prima che tu te ne renda conto.» Come mi aspettavo l’unica risposta fu il ragazzo che rientrò in casa, sbattendomi sonoramente la porta in faccia. «D’accordo» pensai «almeno adesso ho un idea di cosa diavolo sta succedendo qui!!»

Tornai vero la macchina, con certezza di avere un paio di bruttissimi occhi piantati sulla schiena, per cui non tornai verso casa direttamente, ma mi diressi in collina in cerca della Creatura delle Colline per discutere della cosa, ma sopratutto per non portarmi a casa uno sconosciuto dalle intenzioni non ben chiare, ma sicuramente bellicose!!

Raggiunto, il solito posto in cui andavo per conferire con la Creature Delle Colline, aspettai certo che si sarebbe fatto vivo quanto prima. «Mi aspettavo arrivassi da me, ma credevo decisamente prima!!» questo fu il suo benvenuto, sempre piuttosto sarcastico. «Che dire signore, a mia giustificazione posso dire che ho dovuto perdere del tempo per capire che diamine stesse succedendo, visto che, chi probabilmente sa, si è guardato bene dal farmelo sapere!!» Il mio tono era chiaramente sarcastico, ero un po’ annoiato da questi giochetti, ogni volta che c’era un qualche problema, mi faceva sentire perennemente sotto esame, e la cosa non mi piaceva per nulla.

«Ebbene cosa hai scoperto Maestro del Mattino?» Come se non lo sapesse già, ok stiamo al suo gioco: «un umano posseduto, che vive al centro dell’area in cui l’energia viene continuamente prosciugata. Avevo ricevuto anche un invito ad entrare, ma considerando che mi ha chiamato con il mio nome mistico, ho pensato bene d non cadere, in una evidente trappola, preparata appositamente per me.»

«Direi una saggia decisione, Maestro del Mattino, è chiaro che chiunque fosse ti stava aspettando. È da capire se tutto questo era per attirare proprio te, in quella casa, o semplicemente immaginava che saresti arrivato tu, visto che vivi in questa città;» rispose la Creatura delle Colline. Ci pensai su, in effetti chiunque avesse attaccato quel mortale o, si era informato prima su chi ci fosse nelle vicinanze che poteva intervenire, oppure semplicemente era rimasto in ascolto aspettando che qualcuno arrivasse. Se fosse stato vero il primo dei due casi, allora dovevo cominciare a preoccuparmi sul serio: non era certo una cosa piacevole che qualcuno mi aspettasse, voleva dire che l’attacco al mortale era un’azione indiretta per cercare di colpire me, cosa che mi faceva girare alquanto le scatole: non sopporto i vigliacchi, umani o meno che siano, ne tantomeno che si coinvolga un mortale per arrivare a me!! Adesso dovevo capire come fare per liberare quel poveretto dalla possessione, e poi liberarmi di chi li aveva assoggettato, forse sarebbe stato utile anche capire se il mortale avesse permesso o meno la possessione: non si ha idea di quanti stupidi giochino con cose più grandi di loro senza rendersi conto di in che razza di guai potevano infilarsi!!

«Che tu sappia, signore, il mortale ha permesso la possessione?» Chiesi a muso duro, senza girare intorno come piaceva tanto alla creatura delle colline fare di solito. «Non è tua consuetudine essere così diretto Maestro del Mattino, ma visto la situazione passerò su questa tua impazienza. Si l’umano amava giocare con cose che avrebbe dovuto lasciare dove erano. Stava cercando di contattare spiriti vari da diverso tempo, e quando finalmente qualcuno ha risposto, ha trovato più che giustificato accettare la possessione pur di non perdere quel contatto finalmente ottenuto. Chiaramente non gli è stato presentato come possessione, ma come un modo per comunicare più intimamente con lo spirito e l’allocco ha abboccato.»

Questo mi complicava le cose: era diverso liberare un posseduto forzato, da un posseduto volontario, ma mi metteva anche fretta, perché un posseduto volontario tendeva a diventare diventare un soggetto simbiotico con chi lo possedeva. La differenza tra possessione e simbiosi stava nel fatto che nel primo caso il posseduto può essere recuperato perché la possessione è temporanea; nel secondo caso invece, se lo spirito entra in simbiosi con il soggetto, non c’è più nulla da fare per posseduto: la connessione diventa permanente non reversibile, nemmeno con la morte. Quindi era fondamentale capire se l’umano in questione fosse ‘solo’ posseduto o già in simbiosi con il demone.

«Hai la fortuna, Maestro del Mattino, che l’umano sia solo posseduto al momento: non ha ancora acconsentito, e non sembra che il demone lo voglia al momento, arrivare alla simbiosi.» Disse la Creatura delle Colline come a rispondere al mio dubbio, ma la cosa non mi stupì: capitava spesso che fossimo sincronizzati con il pensieri, anche se non ero certo che in realtà mi leggesse la mente, per sapere cosa stessi pensato altro che sincronizzazione!!!

«Bene, allora dovrò prepararmi ad un esorcismo ed una battaglia con non so quale spirito, ma quello che mi lascia più perplesso e non saprei cosa lo spirito voglia: sapessi qual’è il suo scopo mi aiuterebbe e lo sai.»

Era un esca, a volte funzionava, perché la Creatura delle Colline aveva l’informazione che mi serviva, a volte no, perché aveva si quella informazione, ma non abboccava all’amo, altre volte semplicemente non sapeva quanto mi serviva. «Posso presupporre che il stia cerando quello che tutti i demoni cercano: il potere ed il controllo su questo piano dell’esistenza: è il loro scopo primario da quando l’uomo esiste e gli resiste, ma la mia è solo una supposizione.»

Niente da fare la Creatura delle Colline non aveva altri dati che mi potessero essere di aiuto, per cui ispirai profondamente e mi arresi alla situazione. Mi aspettava un esorcismo ed una battaglia, su chissà quale piano della realtà, con uno spirito in cerca di potere, gloria, controllo e tutte quelle cose che i demoni cercano da sempre. «D’accordo signore, vado a prepararmi e domani mattina andrò direttamente dal posseduto per vedere che riesco a fare.» Non ci provai nemmeno a chiedere aiuto alla Creatura delle Colline: primo per orgoglio, brutta bestia lo so, ma secondo perché ormai lo conoscevo: se voleva aiutarmi lo avrebbe fatto nel modo e nei tempi in cui avrebbe ritenuto necessario farlo. Punto.

Mentre rientravo a casa cercavo di fare chiarezza nella mia mente sul da farsi, ma un pensiero continuava a distrarmi: perché quando ero alla portata del demone e del suo posseduto, non ha tentato nulla contro di me: in fin dei conti era una ottima occasione. Io non ero preparato a trovarmi davanti un posseduto e il fatto che conoscesse il mio nome mistico mi aveva ancora di più messo in crisi in quel momento, allora perché il demone non ne aveva approfittato. Avere una tacca sul calcio con il nome del Maestro del Mattino avrebbe dato lustro a qualunque demone in cerca di fama. Qualcosa continuava a non tornarmi.

Arrivato a casa, scesi diretto in studio e cominciai a ripassare incantesimi e formule per l’esorcismo: non era un rito che si praticava tutti i giorni per cui un ripasso sicuramente sarebbe stato saggio. Ma continuavo a non concentrarmi al 100% perché avevo sempre quell’idea che mi girava per la testa: perché non ha approfittato di quel mio momento di smarrimento? Perché?

Dovevo trovare una risposta a questa domanda altrimenti non sarei stato al massimo della lucidità nell’affrontare il mio compito l’indomani. Mi guardai in giro cercando un’ispirazione su cosa fare lo sguardo cadde più volte sul contenitore di ottone che usavo normalmente per le sessioni di idromanzia. Decisi che visto che l’occhio continuava a cadermi su quello il mio spirito guida lo stesse indicando come metodo adatto alla mia momentanea necessità. Ringraziai il mio spirito guida per l’aiuto e andai a prendere il contenitore. Cominciai a preparare il necessario tracciando un cerchio di protezione sul pavimento polveroso in cemento non lucidato, che per queste cose era molto comodo. Lungo il bordo del cerchio scrissi i simboli cardinali corrispondenti a quelli reali, tra i simboli cardinali con la punta di un bastone appuntito appositamente, scrissi i miei incantesimi di protezione e posi 4 candele in corrispondenza dei quattro punti cardali. Cominciando a concentrarmi bruciai foglie di allora secche che avevo preparato prendendole direttamente dalla pianta nel mio giardino, e una piccola quantità di incenso per ogni cancella accesa.

A quel punto ero pronto: riempii la ciotola di ottone con acqua correte dal rubinetto e la posi al centro del cerchio., mi sedetti il più comodamente possibile di fronte alla ciotola e invocando il mio spirito guida comincia a rallentare la respirazione ed il battito cardiaco di conseguenza, recitando un mandare di rivelazione in modo continuo e sempre alla stessa velocità. Continuai nella preparazione per un bel po’: quell’idea continuava a disturbarmi, e di conseguenza anche la concentrazione necessaria per la divinazione ne risentiva, ma stava diventando un cane che di mordeva la cosa: l’idea mi disturbava impedendomi la concentrazione necessaria per capire perché quell’idea mi disturbava ed il ciclo rischia di diventare un ciclo senza fine.

A quel punto mi chiusi nella sfera protettiva e scesi nel profondo del mio essere selezionando i pensieri che mi servivano e bloccando, momentaneamente, quelli inutili, compreso quel fastidio che continuava a tormentarmi. Riuscii finalmente a raggiungere uno stato di pace necessario per la divinazione e, dopo aver dissolto la sfera protettiva che mi impediva anche di raggiungere la ciotola, cominciai a fissare con calma l’acqua al suo interno. Ci volle quasi un’ora prima che le immagini cominciassero ad apparire, e quello che vedevo non era affatto allettante: sembrava una rappresentazione di un qualche inferno, il che non mi aiutava a capire quel fosse il mio obbiettivo, ma sapevo per esperienza che l’idromanzia non è una tecnica di divinazione rapida, si deve avere calma e pazienza affinché le visioni abbiano un senso realistico, interrompere troppo in anticipo l’osservazione può portare ad risultati inconcludenti o, peggio ancora, ad errate interpretazioni, e non era certo quello che volevo, per cui continuai a concentrarmi sulle immagini che vedevo apparire e scomparire sul pelo dell’acqua nel contenitore.

Tra le immagini che si alternavano nello specchio d’acqua, un po’ come su un video o al cinema, una continuava a ricomparire, ma era veloce, sfuggente, quasi volesse passare inosservata, per cui cercai di concentrarmi su quella. Ed alla fine la risposta alla mia domanda arrivò. Assemblando varie immagine e sensazioni con quell’immagine sfuggente, riuscii ad identificare il mio avversario: era un demone della famiglia dei Gamchicolh, spiriti impuri che rispondevano ad Astaroth in persona.

Adesso la cosa cominciava ad avere un senso: anni prima con Aamon, demone che vive della confusione, che sa anche ingenerare, e del dolore e della sofferenza di chi tenta il suicidio, c’era stato un confronto per sottrargli dalle grinfie una ragazza che aveva già tentato il suicidio più volte, probabilmente indotto proprio da Aamon stesso.

Alla fine l’avevo avuto vinta e la ragazza allontanò definitivamente da lei l’idea di togliersi la vita. Aamon allora giurò che me l’avrebbe fatta pagare, e probabilmente tutto questo macello era opera sua per tentare di inocularmi confusione, e su questo era quasi stato vittorioso, e magari sperando di portarmi al suicidio perché incapace di batterlo.

Povero sciocco. Inoltre Aamon non sa che mi ero già confrontato anche con Astaroth in passato, non battendolo, ma riuscendo a costringerlo ad uno stallo, cosa che per fortuna mia, Astaroth prese come una vittoria nei miei confronti. Avevo, a suo parere, guadagnato quanto meno il suo rispetto, per cui avevo avuto il permesso di invocarlo se ne avessi avuto bisogno. Quello che era più divertente, se così si poteva definire, era che Aamon era alle dipendenze dirette di Astaroth, per cui sarebbe bastato un suo intervento diretto per fermarlo. L’occasione di invocare Astaroth era ghiotta, ma non volevo sprecare un favore per una cosa che potevo, e dovevo, fare da solo, per cui decisi, almeno al momento, di affrontare Aamon, da solo.

Svuotai la ciotola, spensi le candele e le misi via, rimossi con una ramazza le protezioni, i punti cardinali e per ultimo il cerchio che avevo disegnato per terra; il tutto ringraziando l’acqua ed il mio spirito guida, per l’aiuto.

«Hai avuto successo dalla tua divinazione Maestro del Mattino?» Mi rimbombò nella testa: al solito la Creatura delle Colline era stato li intorno tutto il tempo: diceva che lo affascinava vedere i mortali all’opera. «Si mio signore: è Aamon che sta procurando tutto questo trambusto.» «Ahh Aamon, non è quel Gamchicolh al servizio di Astaroth? Quello a cui sottraesti la sua giovane vittima qualche tempo fa?» Faceva il vago, ma sapeva benissimo di che episodio si trattava. «Si proprio lui, ricordo che l’ultima cosa che mi disse fu qualcosa tipo non finisce qui… evidentemente è uno Gamchicolh che porta rancore.»

«Non prenderlo sottogamba: può essere pericoloso come atteggiamento, mio giovane Maestro del Mattino, può portarti alla sconfitta credere che l’averlo battuto una volta, significhi che tu possa batterlo sempre!!» Era davvero preoccupato per me??? La Creatura delle Colline preoccupata per un mortale? Uhm, doveva esserci dell’altro sotto: la Creatura delle Colline si preoccupa solo della Creatura delle Colline e di nessun altro, almeno di solito!!!

«Quindi come pensi di agire con Aamon?» «Credo salterò a piedi pari il posseduto: se sconfiggo o faccio ritirare Aamon, anche la possessione cesserà, e vorrei che accadesse prima che il posseduto diventi un simbionte, perché in questo caso avrei battuto Aamon, ma perso l’umano, e questa cosa proprio non la digerirei.» Gli risposi.

«E sia: se ti trovi in difficoltà sai che potrei aiutarti, solo se invocato, quindi tienilo a mente, anche se sono convito ormai che tu sia in grado di affrontarlo nuovamente senza alcun aiuto.» Meno male che mi riteneva all’altezza, intanto però si era premunito di dirmi che era disponibile in caso di bisogno… che caro!

Salii in macchina e mi diressi verso la zona sud, dove stava l’appartamento in questione. Raggiunta la zona, parcheggia, trovando strano che di sera si trovasse posto così vicino a dove si voleva andare: di solito gli studenti ad ora tarda erano a casa durante la settimana e trovare parcheggio era un vero disastro in quella zona. Trovato il condominio giusto aspettai che qualcuno passasse dall’ingresso principale per dare l’impressione di essere del posto, non ci volle molto, una coppia di studenti abbracciati sicuramente in modo più che amichevoli, rientrarono al loro appartamento dandomi così la possibilità di infilarmi senza dare nell’occhio. Facendo finta di controllare se avessi ricevuto posta feci prendere l’ascensore ai ragazzi ed aspettai che risultasse di nuovo libero. Non ci volle molto, premetti il pulsante che indicava che mi serviva una corsa verso l’alto ed aspettai arrivasse. Pochi secondi dopo, con pochissimo rumore le porte si aprirono ad indicarmi che l’ascensore era a mia disposizione. Mi diedi un occhiata alle spalle per essere certo che non ci fossero nuovi arrivi così da poter fare la salita da solo nel cubicolo in acciaio, devo dire piuttosto ben tenuto pur essendo un condominio di studenti. Premetti il pulsante del quinto piano e le porte, silenziosamente si chiusero e l’ascensore iniziò la sua corsa verso l’alto. Pur essendo molto usato, era silenzioso il giusto, niente musica fastidiosa di sottofondo e niente scossoni strani all’arrivo al piano richiesto. All’apertura delle porte una corrente gelida mi colpì senza preavviso: brutto segno: Aamon si era rafforzato dalla mia prima, e sino a quel momento, ultima visita fiscale al posto. Uscii dall’ascensore e voltai a destra, ricordandomi bene la disposizione del piano; prima di suonare al campanello eseguii un incantesimo di occultamento: sui mortali aveva l’effetto di non farsi notare, anche se la persona era davanti a loro. Bussai alla porta con le nocche, alla vecchia maniera ed attesi. Sentivo dall’altra parte uno strascicare di piedi senza una energia eccessiva. La porta si apri e ricomparse il ragazzo posseduto che si guardò intorno come per cercare chi avesse bussato. Nel frammentare io sgattaiolai dentro l’appartamento mentre, sempre con espressione assente, il ragazzo richiuse con calma la porta e tornò a quello che Aamon doveva aver decretato il suo posto durante i momenti in cui non gli era utile: in piedi faccia al muro a fianco della porta che dirigeva nella zona notte.

In passato ero già stato in appartamenti di quei condomini, avendo frequentato per un breve periodo un universitario, quindi conoscevo la disposizione della casa, visto che l’intera via era fatta di condomini costruiti tutti nella stessa maniera: probabilmente chi aveva disposto la costruzione, sapendo che sarebbero stati abitati da studenti, li fece fare tutti nello stesso modo, così da evitare che vi fossero discussioni per l’assegnazione di un appartamento rispetto ad un altro: essendo tutti uguali nessuno avrebbe avuto da recriminare sull’appartamento assegnato dalla facoltà frequentata.

Arrivo come un fulmine: la calma dell’appartamento ormai in penombra da diversi giorni venne interrotta da una risata fragorosa nella mia testa: «ben fatto Maestro del Mattino: occultarti al succube ti ha risparmiato un confronto fisico con lui!!» Sembrava quasi soddisfatto del mio operato come a dire che ero all’altezza della situazione. «Aamon ti ho già sconfitto una volta, cosa ti fa pensare che questa volta andrà diversamente? Perché non fai un favore ad entrambi e lasci questa casa ed il ragazzo posseduto, non ormai simbionte, perché ancora non lo è!!» Rimarcai sul fatto che il ragazzo restava ancora solo posseduto, per fargli capire che era inutile si vantasse di essere già al livello di simbiosi, perché ero in grado di riconoscere i due stati nel mortale, quindi le balle non servivano a nulla.

«Beh manca poco ormai, e tu non potrai fare nulla per impedirlo: ormai ho raccolto così tanta energia da questo posto che potrei trasformarlo in uno zombie schioccando solo le dita.» Insisteva a volersi pavoneggiare in modo da farmi sentire un gradino più in basso di lui, ma sapevo esattamente come stavano le cose ed il fatto che perdesse tempo a cianciare invece di agire mi faceva capire che non era affatto certo di potermi sconfiggere.

«Allora, a parte questo povero disgraziato, che stai cercando di ottenere?» Volutamente evitati di fare il suo nome per fargli capire che non mi preoccupava averlo come oppositore. «Cosa può volere un demone da questa dimensione Maestro del Mattino? Potere!!! Che altro? E quest’area così densamente popolata di giovani stolti è un posto più che adatto per averne quanto ne voglio.

Decisi di provare la carta dell’intimidazione: «Ed Astaroth cosa ne pensa di questo tuo brillante piano? Non credo sarebbe contento se sapesse che hai messo radici nel mio territorio.» Calcai il tono sulle parole mio territorio per cercare di dare l’impressione che non mi spaventasse affatto che si fosse palesato vicino casa mia. «Il mio signore — Astaroth — non si interessa di come ci procuriamo le anime. L’importante che gliene portiamo quante più possibili, il più spesso possibile, quindi quando avrò preso le anime di tutto questo alveare, si riferiva al condominio, sarà più che contento del mio operato. «Quindi» ripresi io «se invocassi Astaroth ora, qui, subito non avrebbe nulla da ridire secondo te.» Ci fu un fremito nel tono di voce che mi rispose: era quello che speravo. «Che motivo hai di disturbare il mio Signore per una faccenda tra me e te? Vuoi davvero essere battuto da entrambi noi? Non ti basta l’umiliazione di essere battuto dal grande Aamon?» Era spaventato, bene! Immaginavo che la minaccia di invocare Astaroth seduta stante lo spaventava: il suo signore era noto per la poca pazienza e di quanto lo infastidisse essere invocato da un stregone che poteva farlo con un metodo che gli impedisse di ignorare la propria convocazione.

Aaron, ormai sulla difensiva: «Allora ti batterai con me o chiamerai il mio Signore per fargli apprezzare mia vittoria sul Maestro del Mattino?» Comincia a salmodiare una invocazione, non di quelle impositive: d’altronde Astaroth mi doveva un favore, per cui non aveva senso sfidarlo imponendogli l’obbligo di venire alla mia chiamata. Aaron cominciò evidentemente a spaventarsi: sapeva benissimo cosa stavo facendo. «Maestro del Mattino devi avere proprio paura per invocare il mio Signore.» Tentò, ma il suo tono di voce ormai era chiaramente impaurito: come avrebbe giustificato l’ordine imparato, da Astaroth stesso, di girare al largo dalla mia zona di competenza? Nemmeno il fatto che li avrebbe potuto impossessarsi di un alto numero di anime giustificava la disobbedienza, che ovviamente Astaroth avrebbe punito con cattiveria ed in modo sadico come piaceva a fa lui fare con i suoi sottoposti disobbedienti.

Allora «Aaron: primo voglio che liberi il posseduto cancellando ogni ricordo di questa avventura, secondo voglio che rilasci l’energia che hai prelevato da questo posto, terzo voglio che sparisci con la promessa, per quanto valga da un demone di basso livello come te, che non ti farai mai più vedere da queste parti.» Avevo volutamente colpito il suo orgoglio: per quanto di livello inferiore ad Astaroth era pur sempre un comandante di legioni invernali di proprietà di Astaroth, dargli del demone di bassa lega era stato davvero un’offesa pesante. Inoltre avevo specificato il divieto di ripresentarsi da queste parti perché non avrebbe accettato un bando dal mondo intero: se avessi tentato di bandirlo definitamente sarebbe stato uno scontro all’ultimo sangue per entrambi, ed era meglio evitarlo in ogni caso. L’aria nella stanza cominciò a diventare calda, umida, con un sentore di putrido: Astaroth aveva decido si presentarsi anche se non avevo terminato l’invocazione? Si e no: non mi calcolò minimamente, la sola cosa che disse fu: «Trova una soluzione con il Maestro del Mattino, Aamon e non costringermi a venire li a dirimere la questione di persona! E non scordare che sebbene il Maestro del Mattino non li abbia cercati la Creatura delle Colline e la Signora sono qui dietro l’angolo quindi puoi solo che perdere, e sai cosa faccio con chi mi fa fare la figura del debole con gli umani.»

Come la Creatura delle Colline e la Signora erano dietro l’angolo? Che diavolo ci facevano li? Non avevo chiesto certo il loro aiuto e la loro presenza sminuiva il mio lavoro, come a dire che poteva aver bisogno di alleati per sistemare Aamon!! Ero indeciso se ringraziare Astaroth o meno, era pericoloso farlo perché potevo creare l’illusione che fossi grato ad un demone di tale livello, cosa assolutamente da non fare. Per cui me ne stetti zitto, deciso a parlare solo se Astaroth mi avesse rivolto la parola. Cosa che non fece: come si era fatto presente spari, e l’aria tornò gelida e pungente come lo era prima del suo arrivo.

«Allora, che vogliamo fare?» Chiesi sprezzante, almeno in apparenza ad Aaron. «Come vedi Astaroth non gradisce che tu venga a cacciare nel mio territorio.» «Hai bisogno di alleati per confrontarti con me vedo, ma addirittura la Creatura delle Colline e la Signora? Devi proprio essere debole!!» Cercò di sbeffeggiarmi, ma era chiaro che aveva ancora nelle orecchie, chissà se le aveva le orecchie, l’ordine di Astaroth di risolvere la questione in fretta.

«La Creatura delle Colline e la Signora non sono qui per intervenire, volevano solo vedere come te la cavavi con me la seconda volta, visto il risultato del nostro primo scontro. Stai pur tranquillo che non interverranno» Sperai che entrambi avessero capito il senso della mia affermazione, ossia intervenite ed io perderò la faccia con questo esserucolo!!!

Nessuno dei due disse nulla, per chi dedussi che avessero capito, ma adesso non si mascheravano più visto che erano stati scoperti da Astaroth, per cui potevo sentire la loro presenza. «Quindi dovrò accontentarmi di quello che ho già conquistato ed andarmene?» La domanda era un trabocchetto in cui non caddi: «Non ci pensare nemmeno lontanamente, te l’ho già detto: libera il posseduto, restituisci tutta l’energia rubata qui e vattene senza tornare, finché ancora puoi farlo, la mia pazienza è arrivata al limite, quindi Aaron: combatti o ti ritiri una volta per tutte?»

Non gli lasciavo molta scelta, ne volevo lasciargliene: dovevo levarmelo di torno, una volta per tutte, altrimenti tra qualche tempo saremmo stati di nuovo punto ed a capo.» Come dimostrazione che era arrivato al limite della pazienza invocai un’apertura in una dimensione senza nome, in cui molti miei predecessori avevano rinchiuso, per l’eternità altri demoni: nemmeno Astaroth poteva tirarlo fuori di li. «Allora o torni da dove sei venuto alle mie consoni o quella e la prossima ed ultima strada che imboccherai, come chi in passato mi ha sfidato e perso.»

Il Maestro del Mattino era noto tra gli spiriti oscuri per il fatto che raramente uccideva i suoi nemici, preferiva rinchiuderli in quella dimensione desolata, con un biglietto di sola andata. Nessuno tranne i Baðβ potevano entrare e poi uscire da quella dimensione ed Aaron lo sapeva. Nemmeno farlo apposta, o forse anche lui si era aggiunto a quelli che volevano darmi una mano, comparse al di la del varco della dimensione il mio Baðβ con tra le zampe la Lama nera degli Spiriti. Aaaron lo guardò incredulo: «Non puoi usare un Baðβ per costringermi a varcare quella soglia!!»

Aaron dimostrò di non conoscere affatto i Baðβ, tanto che il mio emise il suo urlo di guerra facendomi accapponare la pelle. Quel verso attraversò le dimensioni e colpì in pieno Aaron. Ed il suo effetto fu quanto meno immediato: Aaron era chiaramente confuso, continuava a cambiare lingua mentre parlava, usandone alcune a me sconosciute, per cui non capito la maggior parte delle cose che diceva, anche se dal tono, non erano certo complimenti a mio favore. Baðβ lanciò di nuovo il suo urlo di guerra colpendolo Aaron nuovamente. «Va bene Maestro del Mattino hai vinto otterrai tutto quello che hai ordinato, ma fa smettere il tuo Baðβ di attaccarmi o finirò per impazzire.»

Un demone del livello di Aaron impazzito non era una bella prospettiva, così rivolgendomi con accortezza al mio corvo gli dissi «Grazie Baðβ, credo per ora possa bastare: deve essere lucido per mantenere il giuramento che gli ho imposto. Confuso e spaventato non posso legarlo al giuramento, quindi se per cortesia…» Baðβ capì subito cosa intendevo così emise un normale verso di merlo ed Aaron si riprese immediatamente.

«Adesso ti lego ad un giuramenti Aaron: libererai il posseduto, cancellandogli ogni tuo ricordo dalla mente, restituirai tutta l’energia prelevata dai mortali qui intorno, ad ognuno la propria, e te ne andrai senza mai tornare nei miei confini, ne ora ne mai!»

Aaron era chiaramente furibondo: sapeva di non avere altre alternative se non voleva finire in quella dimensione da cui, per lui non c’era ritorno. «Serve un testimone per far valere il giuramento Maestro del Mattino non te lo ricordi? E il giovane è mio per ora per cui non fa fede.» Potevo quasi immaginare la sua espressione di vittoria. Che gli stroncai subito: «Non è un problema» gli risposi «Creatura delle Colline posso disturbarti per fare da testimone ad un giuramento?» Come immaginavo si presento subito in un vortice di vento che non aveva molto senso all’interno di un appartamento universitario, ma d’altronde era sempre stato uno a cui piacevano le entrate ad effetto!!

«Procedi pure, Maestro del Mattino, io sono qui.» Non disse altro. Al solito!

«Aaron: intendi rispettare il giuramento che ti impongo spontaneamente?»

Ci fu silenzio mentre potevo sentire ribollire l’aria intorno a me per la rabbia di Aaron costretto a subire l’onta di quel giuramento.

«E sia, accetto il giuramento in presenza della Signore Oscuro.» Aveva detto Signore Oscuro? Era questo il vero nome della Creatura delle Colline? Questa era una faccenda che avrei dovuto approfondire, ma non era ne il luogo ne il momento.

«Aaron, legionario di Astaroth: esegui quanto imposto dal giuramento e vattene o quella sarà la tua prossima meta.» Lo dissi indicando il portale verso quella dimensione che tanto spaventata i demoni inferiori.

Vidi il ragazzo posseduto afflosciarsi a terra come palloncino a cui era sfuggito tutto il gas che lo teneva in piedi. Sentii fluire l’energia da Aaron verso i rispettivi proprietari. L’aria nella stanza iniziò a tornare respirabile e la luce riuscì, finalmente, ad entrare nei locali della casa.

Se n’era andato, in silenzio, senza proferire minacce di ritorsioni o di vendetta. Questa cosa no mi piaceva, era chiaro che avevo in mente già qualche piano strampalato per farmela pagare. «Grazie per aver fatto da testimone, Signore;» ma non ricevetti risposta: la Creatura delle Colline se n’era già andata. E credevo anche di sapere il perché!!

Il poter disgraziato dormiva di un sonno ristoratore: ne aveva bisogno dopo giorni interi di possessione, per cui lo adagiai sul suo letto e me ne andai, lasciandolo li da solo. Al suo risveglio non avrebbe ricordato nulla di quello che gli era successo negli ultimi giorni, solo una confusa sensazione di smarrimento che non avrebbe mai saputo giustificare.

Mentre lasciavo l’appartamento apposi dei sigilli ai muri, così che nessuno potesse più disturbare il ragazzo, almeno finché fosse vissuto in quella casa. Chiaramente alla sua laurea e rientro alla sua città di origine, sarebbe stato a lui decidere che fare della sua anima.

Entrai in macchina e tornai vero casa. Al mio rientro il mio ospite era ansioso di sapere come era andata: Porta pazienza, sono stanco e devo riposarmi. Tra meno di tre ore devo essere al lavoro. Per questa volta ti do il permesso di leggermi i ricordi, così saprai subito come è andata, ma solo per questa volta!!»

Mi pareva di vederlo il mio coinquilino, con la bava alla bocca che si strofinava le mani per aver avuto il permesso di leggere i miei ricordi, ma lo freddai subito aggiungendo: «SOLO ai ricordi di questa faccenda!!»

Mi sdraiai con un sorriso sulle labbra: ok avere il permesso di leggermi nella mente, ma non sono un umano così sciocco da darti il permesso di leggere tutti i miei ricordi, alla fin fine sono pur sempre il Maestro del Mattino!!



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