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Cap. 17 – Il Concilio di Skarsvåg.


Ogni cinque anni il Consiglio dei Cinque si riunisce con tutti gli stregoni D’Europa.


Heather Shevlin on Unsplash


Si avvicinava marzo, ma nonostante il mese, già quasi primaverile, un’aria fredda sferzava il viso mentre, con passo lento, mi avviavo verso l’albergo presso il quale eravamo, quasi tutti, alloggiati. Quest’anno, il ritrovo quinquennale degli operatori dell’occulto europeo, si teneva a Skarsvåg, in onore del di poco dipartito maestro locale. Almeno mi consolava il fatto che non che non avrei sofferto il caldo e l’afa di luglio del precedente raduno, che si era svolto in luglio vicino alle spiagge dell’Agrigentino: bellissima la valle dei templi, che comunque conoscevo già, ma davvero: io sono un nordico di sangue ed il caldo e l’afa sono miei mortali nemici! Per fortuna qui a Skarsvåg il problema non si presentava, almeno per me, mentre molti altri colleghi se ne lamentavano parecchio del freddo quasi polare.. Come ero dispiaciuto al ricordo che nessuno si preoccupasse della mia di sofferenza quando ci fu l’ultimo raduno!!

Fortunatamente il raduno mondiale era a cadenza decennale!! Mi trovavo ormai a Skarsvåg pur non avendo avuto molta voglia di venirci: incontrare colleghi di altri paesi era una bella situazione, ma poteva diventare molto noioso, specialmente quando c’erano da prendere decisioni sull’allontanamento o meno di certi soggetti, che si erano comportati in modo da violare quello che era un regolamento che il consiglio si era dato molto tempo fa.

Questo documento di auto regolamentazione non veniva modificato da circa trecento anni e questo, a volte generava dei problemi sull’interpretazione degli antichi testi. Per questo all’inizio degli anni 30 il consiglio raggruppò un certo numero di specialisti in lingue antiche, e fece tradurre loro il regolamento in inglese, francese e tedesco, e poi diede l’ordine di farlo tradurre in tutte le lingue dei componenti del consiglio. L’originale, comunque, restava sempre disponibile, in caso di dubbi, o messe in discussione di una qualche parte della traduzione, che non convincesse qualcuno dei membri.

Sicuramente, da dopo la traduzione del tomo, le varie sessioni del consiglio erano divenute molto più veloci e lineari, facendo risparmiare molto tempo per le varie operazioni che richiedevano la consultazione del regolamento. Uno dei pochi vantaggi era il poter incontrare altri stregoni e scambiarsi informazioni, studi, opinioni, esperienze con loro, ed a volte era davvero una situazione produttiva. Mi piangeva un po’ il cuore a non poter aver conosciuto il Maestro di Skarsvåg: alla fin fine era stato lui a decidere di lasciarmi la Lama nera degli Spiriti in custodia, cosa che avevo fatto mettere all’ordine per una conferma ufficiale: sai mai ci fosse stato qualcuno interessato e rivendicasse diritti di qualche tipo per la custodia di quella formidabile arma.

Quello che non mi piaceva del regolamento era che, salvo espresse deleghe del consiglio, non era permesso presenziare in forma astrale: si doveva fisicamente essere al concilio: e raramente erano state autorizzate deleghe a questa norma. Vuoi un po’ per il fatto che si avevano quattro anni, undici mesi e trenta giorni per organizzare il viaggio, e di conseguenza erano poche le situazioni che ammettevano deroghe.

Confesso che ci avevo pensato a chiedere una deroga: quest’anno proprio non avevo alcuna voglia di chiedere 5 giorni di ferie per raggiungere il luogo scelto per questa edizione, ma mi era più che chiaro che non avrei ricevuto il permesso, per cui non ci provai nemmeno. Quando a gennaio era arrivata la notifica dell’invito con la destinazione del viaggio da fare, mi son detto: «se non altro quest’anno non mi tocca morire di caldo!»

L’ultima riunione il consiglio l’aveva convocato in Sicilia: non era stato né un viaggio comodo, né un soggiorno comodo, né — visto la mia poca propensione per gli ambienti caldi — un soggiorno piacevole: quando andammo li, non vedevo l’ora che finisse il tutto, e chiaramente, visto la mia fretta, c’erano diverse cose da discutere che ci tenevano in seduta continua, fino a notte fonda, in alcune sessioni.

Questa volta, almeno, avevano deciso di fare il raduno al fresco: un ambiente decisamente molto più adatto a me!! Per cui, dopo aver fatto passare abbastanza tempo da farmi mandare un sollecito per la risposta —a che serviva una risposta se un diniego era scartato a priori??— confermai la mia presenza all’evento di Marzo, inviando la cartolina che era allegata all’invito.

Ed eccomi qui che passeggio per Skarsvåg: appena arrivato ho cercato subito il cimitero locale per andare a rendere omaggio al Maestro che non era più con noi. Visto le dimensioni minute del villaggio, e le poche risorse per i turisti, eravamo stati distribuiti per i tre unici posti che potevano accoglierti tutti: il Nordkapp TuristHotell, all’ingresso del paese, poi al Fishing Lodge e gli ultimi, me compreso, stavano al Event & Turistsenter. Praticamente eravamo dislocati per tutta la lunghezza del paese; d’altronde Skarsvåg stessa era poco più che un insieme di case, e immobili per la lavorazione del pescato e qualche negozio, il tutto disposto lungo una unica strada principale che dirigeva alla fine alla scogliera a fianco al porticciolo.

Il viaggio, almeno per me, era stato rilassante: arrivato in Norvegia avevo preso un volo locale per Honningsvåg poi una corriera sino a Skarsvåg. Non so gli altri come si erano organizzati, ma mi pareva che nessuno fosse arrivato con mezzi ruotati propri. D’altronde vero era che a Skarsvåg centro vi erano solo -4 gradi, ma mi avevano spiegato che nell’interno, quindi lungo il percorso da fare da Honningsvåg a Skarsvåg si arrivava tranquillamente in questo periodo a -20/-25 quindi arrivare con macchine non attrezzate per quel tipo di clima avrebbero dato solo problemi. Cosa per altro spiegata dal consiglio sull’invito, per cui salvo qualche indigeno attrezzato all’uopo, credo nessuno si sarebbe sognato di venire con una macchina continentale queste parti.

Diedi un’occhiata la dove sapevo esserci la spiaggia, ma nonostante fossero le 4 del pomeriggio era già buio pesto e, come da tradizione, il consiglio era stato convocato in luna nuova, quindi nessuno riflesso sull’acqua poteva essere visto al buio. Visto che non c’era nulla da vedere a quell’ora rientrati in albergo, nel salottino c’erano diversi maghi intenti a chiacchierare bevendo qualcosa, immagino di molto alcolico, mentre ognuno diceva la sua, su non so quale argomento. La cosa che suonava strana a chi guardasse quel gruppetto di turisti e che nessuno aveva chiesto di attività come trekking o uscite in barca di giorno. Comunque gli abitati di Skarsvåg, in particolare i titolari degli alberghi, erano ben contenti di avere tutti quei turisti a marzo: di solito la stagione iniziava, per loro, solo dopo maggio quando le temperature si facevano più umane per chi veniva dall’Europa continentale; e di certo non arrivavano, di frequente, gruppi così numerosi di turisti tutti insieme!!

Forse la cosa che trovavano più strana, era il fatto che di giorno sparivamo: non sapevano che avevamo il nostro punto di ritrovo, per le nostre riunioni, in una caverna non lontana da Skarsvåg. Il posto era stato ben celato da diversi incantesimi dal Maestro di Skarsvåg, ma era anche stato, da lui stesso, minuziosamente riportato durante le precedenti riunioni, per cui per il consiglio non era un problema ritrovare la caverna in questione e praticando il corretto incantesimo di annullamento, di quello di mascheramento, trovare così l’accesso alla caverna. Eravamo tutti in grado di farlo in realtà, ma buone maniere volevano che entrassero prima i cinque del consiglio e poi tutti gli altri, almeno il primo giorno. In effetti, in quelli successivi, qualcuno riceveva l’incaricato di andare li il mattino ed accendere i fuochi che scaldavano l’antro. Chiaramente una volta accesi i falò seguivano gli incantesimi per riscaldare velocemente l’aria del posto, altrimenti ci sarebbero volute ore, e tonnellate di legna e carbone, per riscaldare quella caverna enorme.

I primi giorni passarono con i resoconti delle attività del consiglio, prima e successivamente delle attività dei vari maghi o stregoni durante il quinquennio. Toccò anche a me raccontare delle situazione più gravi affrontate e la questione dei prosciugatore sollevò molti mormorii preoccupati: i prosciugatori erano una rogna che nessuno sperava di dover nuovamente affrontare a casa propria. La sera del terzo giorno, mentre tutti stavano rientrando ai propri alberghi, uno stregone del consiglio mi fece un cenno mentre mi diceva «Maestro del Mattino, potresti aspettare un attimo? Vorremmo discutere un paio di questioni con te.» Vorremo? Voleva dire che l’intero consiglio voleva qualcosa da me, non era segno di una brutta storia, ma non era nemmeno proprio nel protocollo del consiglio chiedere di parlare con uno stregone da solo.

Attesi che defluisse tutta la ressa, facendo finta di mirare i lucenti cristalli che luccicavano come lucciole sulle pareti della grotta. «Oro. Proprio così: la gente di Skarsvåg non sa di avere una vena d’oro a poca distanza da loro: saggiamente il Maestro di Skarsvåg glielo ha tenuto nascosto quando l’ha scoperto in questa caverna che aveva deciso essere il suo eremo.» Rimasi un attimo interdetto, non certo per l’oro, ma che diamine ci faceva la Creatura delle Colline qui a Skarsvåg?

«Scusami signore, ma che fai da queste parti?» Gli chiesi. «Ero curioso di vedere se le cose erano cambiate, rispetto a qualche secolo fa, e per la miseria sono cambiate molte cose in effetti!!» Non sapevo se essere contento, o meno, del fatto che fosse li, proprio in quel momento che il consiglio mi aveva appellato in udienza privata. «Signore devi scusarmi, ma ho un’udienza richiesta dal consiglio, non posso ritardare, immagino tu possa capire.» La solita risata sua… che nervi!! «Certo che capisco, vai che sennò fai tardi e si offendono…» disse con il suo solito tono beffardo, quello che amava usare quando si parlava di autorità costituite, di qualunque ordine fossero.

«Maestro del Mattino, accomodati» mi disse qualcuno che ancora non vedevo; I membri del consiglio, come da protocollo, erano seduti su una base più alta della posizione di tutti gli altri, me compreso in quel momento; ma capivo la motivazione psicologica, che dava l’origine a quella scena: stando in alto dovevano incutere rispetto. Per quanto li avessi visti altre volte non avevo mai avuto a che fare con loro direttamente, per cui non provavo tutta questa soggezione verso di loro.

Mi accomodai sulla poltrona fatta di lastre di pietra, che trovai stranamente comoda, chiaramente le era stato fatta un’incantesimo per renderla così, come dire, troppo comoda. «Vorremo» iniziò il secondo dei cinque schiarendosi un po’ la voce, «se non ti arreca disturbo, maggiori particolari sulla questione del prosciugatore in cui ti sei imbattuto, per esempio come facevi ad essere certo, da subito, che fosse un nuovo nato e non un risorto al servizio di qualcuno? Dalle cronache non risulta che ti fossi già imbattuto in prosciugatori in passato.»

La situazione non mi piaceva molto, se avevo fatto qualcosa di sbagliato potevano dirlo senza fare tutta quella pantomima, ma sapevo che erano molto anziani e molto legati alle tradizioni, per cui senza mostrare sbuffi irriverenti, raccontai loro del confronto che avevo avuto, con la Creatura delle Colline, sulla questione quando gliele parlai,»

«Ahh ecco» disse il quinto dei cinque, «a proposito, sapevi che della Creatura delle Colline si erano perse le tracce da oltre 170 anni?» Lo sapevo bene, e loro sapevano che lo sapevo: a tutti gli apprendisti venivano fatte studiare le cronache, ed il nonno non si era certo risparmiato nel farmele imparare. «Si certo signore, sapevo della sua assenza, chiamiamola così.» Il terzo dei cinque intervenne, e dalla voce era chiaramente in tensione: «e non hai trovato strano incrociare una così mirabile creatura, in una città così insignificante, senza offesa ovviamente, come la tua?»

«Signori, voi mi insegnate che la Creatura delle Colline vive dove vuole, quando vuole e nessuno, almeno stando alle cronache, è mai riuscito a fargli fare qualcosa che non volesse. Cosa volevate che facessi? Che ingaggiassi una lotta con lui per allontanarlo dalla mia residenza? Per altro i tomi non riportano che debba stare lontano da qualche posto in particolare.» L’ultima commento lo dissi volutamente con un tono secco ed infastidito. «Calma Maestro del Mattino, calma;» mi risuonò nella testa con la voce della Creatura delle Colline «loro non sanno che sono qui, e questo li farebbe infastidire, ancora di più, se mi costringeranno ad intervenire.» Il tono questa volta non era affatto canzonatorio: in cosa diavolo mi stava infilando?

Il primo dei cinque riavviò la chiacchierata: «Dicci, Maestro del Mattino, ma la Creatura delle Colline ha l’abitudine di aiutarti quando sei in difficoltà?» Adesso capivo dove volevano parare: stavano mettendo in dubbio il mio titolo. Credevano, o quanto meno stavano insinuando, che i miei interventi in realtà fossero stati eseguiti dalla Creatura delle Colline. «No» risposi calmo, ma deciso, «con la Creatura delle Colline abbiamo solo incontri serali in cui ci confrontiamo sulla vita, e sulla magia, ma, che mi risulti, non è mai intervenuto in mio soccorso, nemmeno con il prosciugatore!» Lo dissi gonfiando il petto per mostrare il mio sdegno alla loro insinuazione. «Se comunque avete dubbi in merito, perché non convocate direttamente la Creatura delle Colline, magari risponderà.» Ci fu un brusio infastidito e preoccupato come risposta alla mia proposta. Non capivo se lo temevano, e giustamente, o se stupidamente lo volevano sfidare.

Il terzo dei cinque che sino a quel momento non aveva detto ancora nulla mi rispose con tono di sfida: «non serve convocarlo, qui dentro comunque non potrebbe entrare visto le protezioni, e se anche lo facesse non potrebbe nulla contro il consiglio.» Un ringhio profondo e duro mi esplose in testa: decisamente la Creatura delle Colline non amava essere sfidato e sembrava prepararsi al confronto. «Signori» dissi cercando di riprendere in mano la discussione, «non capisco perché pensiate che la Creatura delle Colline sia mai intervenuta in mio soccorso, avete forse traccia nelle cronache che l’abbia mai fatto con qualcuno ? E, se come immagino no, perché dovrebbe farlo con me? Che ho io di speciale rispetto a tanti altri stregoni? Non sono del consiglio, non faccio parte della cerchia alta, nonostante il mio titolo me ne darebbe diritto, quindi, a che pro, interessarsi ad uno stregone di così infimo livello?»

Era chiaro a questo punto a tutti e cinque che avevano esagerato, e questo significava che avevo il diritto, per quanto riportato dal regolamento, di mettere in dubbio la loro imparzialità. Il quarto dei cinque riprese in fretta per correggermi: «Maestro del Mattino tu stesso hai rinunciato alla carica nella cerchia alta.» Non gli risi in faccia solo per rispetto: «Vero, venerabile, ma se la memoria mi assiste, ed è così, la mia rinuncia e stata in seguito ad una vostra mancata convocazione per assegnarmi la poltrona che mi spettava, ed ho percepito chiaramente il fastidio nel vedere quella poltrona vuota. Visto che non interessato a partecipare alla cerchia alta, vi ho fatto la cortesia» e qui calcai il tono, «di farvi avere la mia rinuncia al seggio per poter soddisfare la sete di potere di qualche vostro ammiratore.»

«Maestro del Mattino sei piuttosto impertinente» sibilò il quinto dei cinque, «direi la giusta difesa all’accusa che mi avete mosso, venerabile;» gli risposi seccamente. Segui il silenzio, ma sapevo che stavano parlando tra di loro escludendomi dal sentirli con un incantesimo: avrei potuto romperlo subito, ma non ero interessato alle loro beghe interne. «Al posto tuo avrei chiesto la testa di quel pezzente» mi disse la Creatura delle Colline che chiaramente aveva seguito tutta la discussione. « Non può entrare qui. Non può nulla contro di noi » disse scimmiottando i venerabili. «Potrei spazzarli via in un attimo se non altro perché pensano che non sia nemmeno qui e la sorpresa sarebbe la loro sconfitta.» Non sapevo se davvero fosse in grado di sconfiggere i 5 venerabili riuniti fisicamente nello stesso posto, ma qualcosa mi diceva che non era il caso si cercare una verifica.

«Resta comunque il fatto che non ci risulta chiaro il perché la Creatura delle Colline sia così legata a te, Maestro del Mattino.» Cercai di mordermi la lingua per non rispondere d’istinto, che sarebbe stata una cosa che avrebbe innescato altre discussioni, ed era l’ultima cosa che volevo avvenisse. «Ripeto, venerabili, chiedetelo direttamente alla Creatura: magari vi darà soddisfazione rispondendovi, sebbene per come lo conosco è più facile, che in modo del tutto irrispettoso verso questo consiglio, vi mandi a quel paese.»

Questa volta la Creatura delle Colline non mi incitò alla calma, forse si stava innervosendo anche lui, il che poteva non essere un bene per nessuno dei presenti, me compreso: la Creatura delle Colline era nota per gli improvvisi attacchi di collera, sebbene non fossi mai stato presente in una di quelle occasioni, le cronache riportavano con dovizia di particolari i danni che aveva profuso l’ultima volta che si era infuriato con qualcuno. Per darvi un idea i giornali locali parlarono di una improbabile situazione in cui si erano assommati, allo stesso momento, un terremoto ed un tornado, che nel nostro paese per inciso, sono decisamente rari!!

«Scusatemi, venerabili, ma il punto quale sarebbe?» Lanciai la sfida in un attimo di silenzio da parte di tutto il consiglio. «Il fatto sarebbe, Maestro del Mattino, che se davvero la Creatura delle Colline avesse svolto anche un solo tuo compito, allora il tuo titolo andrebbe posto in revisione; il perché puoi dedurlo da solo.» Addirittura una revisione del titolo, c’era qualcosa che mi sfuggiva: che io ricordassi, dalle cronache si evinceva che, erano più di cento cinquant’anni anni che un titolo non veniva messo sotto revisione, ed il soggetto a cui era successo era stato posseduto da un demone per anni, prima che il consiglio se ne rendesse conto ed intervenisse. Ne avevo abbastanza: «d’accordo venerabili: se credete che ci siano le motivazioni per una messa in revisione, allora mettetela all’ordine del giorno; io qui ho concluso: non essendo già sotto revisione non devo difendermi da alcuna accusa. Se fosse il contrario allora pronunciate apertamente l’accusa e deciderò il da farsi!”

Chiaramente avevo preso il consiglio contro piede: mentre mi alzavo ed avviavo verso l’ingresso della sala, restarono tutti a guardarmi, impietriti da tanta insolenza, dal loro punto di vista ovviamente. «Non ti abbiamo congedato, Maestro del Mattino, e tradizioni vogliono che tu non ci volti le spalle sino a tale momento.» Disse con voce dura il terzo dei cinque. Continuando a dirigermi verso l’uscita gli risposi seccamente: «proferite un’accusa o me ne andrò.» Poi mi scappò di bocca una cosa che non avrei dovuto farmi scappare «e non tentate di fermarmi: non ne sareste in grado nemmeno tutti e cinque insieme.» Mi pentii di quello che mi era sfuggito l’attimo subito dopo aver chiuso la bocca: invisibili mani d’acciaio mi trattennero per le spalle ed i fianchi: ero bloccato in quella posizione e in condizioni normali avrei potuto sfidare uno, forse due venerabili, ma di certo non tutti e cinque contemporaneamente!

«Maestro del Mattino» iniziò il quarto dei cinque, «questo atteggiamento sembra frutto della tua troppa vicinanza alla Creatura delle Colline: stai prendendo tratti del suo carattere che questo consiglio non può accettare.» Successe quello che più temevo: la caverna cominciò a vibrare, come investita da un terremoto, l’aria si fece nebbiosa, ma di una nebbia nera, profonda, e il tutto fu seguito da un profondo ringhio gutturale, e non nella mia testa, ma fatto con la voce. Mi sentii liberato di punto in bianco, come se i venerabili avessero cessato di trattenermi, ma temevo e sapevo che non era quello il motivo. «Come osate trattare un Maestro del Mattino in questo modo?» Esplose la Creatura delle Colline.

Girandomi verso il consiglio continuando a non riuscire a vedere i loro volti affossati nei pesanti cappucci, ma le loro auree erano piuttosto evidente: rabbia, timore, non paura, ed incredulità. Era questo che tutti e cinque trasmettevano. Ci fu silenzio e di colpo la nebbia scura vibrò e poi su contrasse, veloce come una saetta, verso un punto a mezz’aria al mio fianco fino a comporre la figura di una persona, anch’essa con il saio ed incappucciata. Sbalordito per la sua prima manifestazione fisica, da quando lo conoscevo, guardai dentro il cappuccio, ma tutto ciò che vidi era quella nera nebbia che si muoveva lentamente: era evidente che non aveva voluto darsi un volto.

Il consiglio era quasi stravolto, almeno stando alle loro auree, fisicamente, invece, non fecero né un gesto né un sussulto: restarono lì, fermi ad osservare quella esile figura, in saio, che era comparsa al mio fianco. «Allora signori, ho sentito che qualcuno aveva qualcosa da dire sul mio conto: sono qui, ditemi.» Disse con una voce che sembrava arrivare da tutto intorno dalla caverna, giusto per ricordare che non era con un mortale, o uno stregone, che stava parlando. «Benvenuto a te, Signore» disse con voce quasi flebile, il secondo sei cinque, «cosa ti porta da queste parti, al cospetto del consiglio?»

Una risata, tanto fragorosa da far cadere della polvere dalle pareti dell’antro, squassò l’aria. «Io, al cospetto di un consiglio di mortali, sebbene stregoni?» Chiaramente la Creatura delle Colline stava precisando che erano loro al suo cospetto e non viceversa. Il quinto dei cinque intervenne per cercare di calmare gli animi: «davvero, Signore, è un onore averla qui tra noi…» l’uso del ‘tra’ già aveva cambiato le posizioni dei presenti: si intendeva che erano tutti allo stesso livello, ma non ero certo che la Creatura delle Colline si sarebbe accontenta di essere considerato un pari: era pur sempre una entità di altre dimensioni, e luoghi, con una vita tanto lunga da non poter essere calcolata da noi mortali.

«Capiamoci: sono qui solo perché state lanciando delle infamanti, e false, accuse verso il Maestro del Mattino, e visto che lo conosco abbastanza bene da sapere che non accetterebbe, mai, di lasciare il suo lavoro a qualcun altro, mi domando perché insistiate con questa farsa. Allora ditemi chi davvero ha lanciato questa accusa?» La sua era una domanda che non permetteva fughe dialettiche: aveva fatto una domanda e pretendeva una risposta. «E dunque? Da chi arriva l’accusa? Sebbene sia praticamente eterno, non ho tempo da perdere per queste facezie.»

Il consiglio era chiaramente in difficoltà: attaccare la Creatura delle Colline era un suicidio annunciato, non rispondergli era un’offesa che rischiava di portare conseguenze estreme, e non c’era modo per loro, come per nessun altro, di mascherarsi dietro una bugia. Non avevano altra possibilità di essere sinceri con lui. Alla fine cedettero alla pressione che la Creatura delle Colline stava ponendo loro, credo anche fisicamente, visto che continuavano a muoversi chiaramente a disagio per qualcosa di fisico.

«Øystein è il suo nome;» disse mestamente il primo dei cinque. «Ahh, l’allievo del maestro di Skarsvåg quindi è il delatore. Fatelo venire qui, ora!» Chiaramente quella della Creatura delle Colline non era una cortese richiesta, ma un imperativo ordine al quale, peraltro, i venerabili procedettero subito. Passarono pochi ma interminabili minuti, prima che Øystein arrivasse trafelato dalla corsa, in risposta alla convocazione del consiglio. Appena mi vide si contrasse, aveva capito solo in quel momento cosa, il consiglio, volesse da lui. Ed avendolo di schiena a lui, non aveva riconosciuto assolutamente chi fosse l’altra persona in saio al mio fianco.

«Vieni Øystein, raccontami come sai e cosa è successo al Maestro del Mattino, che tanto ti ha sconvolto da chiedere una revisione del suo titolo. Per inciso, quale è il tuo di titolo?» Disse la Creatura delle Colline, con un tono di voce mellifluo abbastanza da far cadere in inganno Øystein, che pensava di avere a che fare con un mago qualsiasi. Gonfiando al petto e tenendo ben alta la testa Øystein rispose incautamente: «cosa so, il consiglio già lo sa, e per altro ho già portato le prove che il Maestro del Mattino si fa aiutare, di continuo, dalla Creatura delle Colline, quando non addirittura fa espletare a lui, quelli che sarebbero i suoi compiti.»

Temevo che la Creatura delle Colline lo avrebbe smembrato e lanciato i pezzi del suo corpo lì, sul momento senza pensarci nemmeno un istante, invece rispose sempre, con tono veemente, quasi a dare l’impressione che fosse un umano che chiedeva per favore. «E che prove hai portato Øystein di Skarsvåg, a suffragio delle tue accuse?» Øystein confuso, visto che ancora non vedeva di fronte il mite personaggio in saio, si rivolse al consiglio «Venerabili, perché devo rispondere alla domande di questo mortale?»

Il consiglio questa volta fu quello a temere l’ira della Creatura delle Colline, ma quest’ultima continuava ad impersonare il mite mortale, almeno per il momento. «Rispondi alle domande che ti vengono poste, come se ti fossero poste da noi stessi.» Lo intimò il quinto dei cinque; «ed in fretta e con accuratezza!» Aggiunse il primo dei cinque, a rimarcare l’importanza e l’urgenza della questione. Øystein tentò di difendersi: «Mi era stato garantito l’anonimato dal consiglio, perché sono qui di fronte all’accusato?» Fu troppo: la Creatura delle Colline perse la pazienza: «d’accordo piccolo insulso mago, visto che non vuoi parlare, prenderò le informazioni che mi servono da solo.»

L’intero consiglio implorò all’unisono: «No, ti prego non così!» Ma fu troppo tardi: la Creatura delle Colline aveva già aggredito mentalmente Øystein, il quale, all’apparenza era diventato una marionetta trattenuta, a peso morto, da degl’invisibili fili. Dopo qualche secondo Øystein cominciò ad urlare disperatamente frasi sconnesse: «Non volevo farlo», «il maestro mi ha costretto, quando ha deciso di dare la Lama nera degli Spiriti in custodia al Maestro del Mattino…», «non è stato difficile creare le illusioni come prove…», «la Lama nera degli Spiriti spetta a me, ed a me soltanto, come allievo del maestro di Skarsvåg». All’improvviso smise di urlare e si afflosciò su sé stesso. Vivo ma senza forze, nemmeno per stare in piedi.

«Allora signori…» iniziò la Creatura delle Colline, «mi pare ovvio che siete caduti tutti in una cospirazione, da quattro soldi, nei confronti del Maestro del Mattino. Mi domando se questo consiglio sia ancora degno di stare al suo posto: un consiglio che accetta delle prove, senza verificare nemmeno se siano veritiere, o false, non merita nemmeno il titolo di consiglio. Credo farò quattro chiacchiere con il Consiglio dei Nove: decideranno loro della vostra sorte; fosse per me, sareste rimossi immediatamente e sostituiti senza alcuna pena per voi.»

Il terzo dei cinque tentò, vanamente, una difesa di qualche tipo: «come potevano immaginare, che un primo allievo arrivasse a tanto: non era mai successo!» «Vero è che non risulta dagli annali» iniziò la Creatura delle Colline, «ma è altrettanto vero che i vostri predecessori si sono sempre spesi per verificare tutte le informazioni, prima di avviare un provvedimento di revisione. Voi non ve ne siete minimamente preoccupati. State su quegli scranni da troppo tempo secondo me: un cambiamento farà solo bene a questa comunità.»

«Parli come se il Consiglio dei Nove, avesse già decretato la nostra revisione;» tentò il secondo dei cinque, che però fu interrotto bruscamente dalla Creatura delle Colline: «Io non ho parlato di revisione, ma di sostituzione immediata, e consiglierò caldamente che il Maestro del Mattino sia messo a capo del nuovo consiglio.» Sapevo che la parte della mia inclusione, nel nuovo consiglio, era stato espresso solo per sminuirli e rimarcare il loro errore, ma sapevo anche che la Creatura delle Colline era a conoscenza della mia contrarietà a partecipare a consigli, cerchie o altre strutture del genere: se ne era già parlato in passato e più volte anche.

«Ora mi aspetto che al Maestro del Mattino vengano porte le scuse, più sincere, prima che mi avvii, con Øystein, a raggiungere il Consiglio dei Nove.» Il consiglio sapeva di avere le ore contate, se un essere come la Creatura delle Colline avesse richiesto la loro rimozione, non si sarebbe nemmeno perso tempo con una revisione del loro operato. Se il Consiglio dei Nove avesse deciso in quel senso, sarebbero stati rimossi, di punto in bianco, e sostituiti senza le abituali elezioni: avrebbero creato un consiglio locale con 5 nuovi stregoni da loro selezionati, che reggessero il consiglio sino alla sua naturale scadenza, tra venticinque anni.

Iniziò il primo dei cinque, seguito dagli altri, a proferire scuse formali e confermando, alla Creatura delle Colline, che si sarebbero conformati alla decisione dei Consiglio dei Nove, qualunque fosse stata. Non che avessero scelta in merito: la parola del Consiglio dei Nove era legge, per chiunque fosse parte del mondo della magia, di qualsiasi razza, etnia, sesso, potere o posizione. La Creatura delle Colline sembrò soddisfatta delle scuse ed intimò al consiglio di non sciogliere il raduno, sino al suo rientro.

Chiaramente il consiglio acconsentì alla sua richiesta, come se avessero avuto scelta! «Maestro del Mattino tu vieni con noi, o preferisci ritirarti a casa tua?» Sapeva benissimo che avrei evitato di andare al Consiglio dei Nove in tutti i modi: già mal sopportavo il consiglio locale, figuriamoci quello dei Nove! «Ti ringrazio, Signore, ma se la mia presenza non è più richiesta, preferirei tornare a casa, quando il raduno sarà sciolto ovviamente, se non sarà possibile prima.» «Tu puoi rientrare subito: solo il consiglio, e gli altri del raduno, devono restare. I primi per accettare le decisioni del Consiglio dei Nove, i secondi per essere testimoni di come la consuetudine alla propria posizione, possa portare ad abbassare gli standard di un consiglio locale.»

Chiaramente non era intenzione della Creatura delle Colline mollare l’osso prima di aver fatto fare la figura degli stolti a tutti e cinque in componenti del consiglio, per fortuna mi aveva esonerato dal presenziare ad una così penosa situazione, ma per quieto vivere, appena la Creatura delle Colline se ne andò, chiesi conferma al consiglio dei cinque se davvero potevo rientrare, senza attendere lo scioglimento del raduno. «Ormai tutte le regole sono state sovvertite, in questa occasione, va in pace Maestro del Mattino, torna alla tua casa.» Rispose, cercando di darsi un tono, il terzo dei cinque; così mi avviai verso l’albergo per preparare, le mie poche cose, nel mio ormai logoro zaino da viaggio.

All’arrivo in albergo incrociai Pedro, un giovane stregone andaluso: «Allora, siamo quasi al momento dei saluti.» Mi disse in un buon inglese. «Per me è già il tempo, amico mio: il consiglio mi manda via subito con un compito da svolgere, per loro, nella mia terra.» La cosa non sorprese il mio ispanico collega: era piuttosto normale, alla fine di questi incontri, che diversi rientrassero a casa con in carichi di diverse natura richieste dal consiglio dei cinque. «Fa buon viaggio allora.» Mi rispose Pedro mentre raggiungeva altri stregoni in sala intenti a sorseggiare non so che bevanda locale.

Come previsto dall’organizzazione del viaggio mandare un sms ad un numero convenuto prima di salire in camera. Quando scesi un ragazzo del posto era già all’ingresso ad attendermi per riportarmi ad Honningsvåg, dove avrei preso un aereo per Oslo e da li, finalmente, verso casa. Chiaramente arrivato ad Oslo non trovai un aereo diretto e visto gli orari folli che avrei dovuto fare decisi di dormire li. Presi la mattina successiva un volo Ryanair in partenza alle 10 e sarei arrivato verso le 12.30, sebbene molte recensioni parlavano di ritardo cronico di minimo 30 minuti per quel volo. Piuttosto dei voli pomeridiani, per esempio partenza alle 18 ed arrivo l’indomani alle 7 di mattino, un ritardo anche di 45minuti andava benissimo!!

Arrivai all’aeroporto di Orio al Serio 12:55, nemmeno male: meno della mezzora prevista dalle recensioni. Arrivai a casa intorno le 16,30. Entrai in casa, gettai lo zaino in ingresso e cercai subito il caldo abbraccio del mio amato divano gettandomici a pesce morto. Era strano: quel divano, sebbene era stato comprato usato, e dallo stile doveva essere moooolto usato, era di un comodo senza precedenti, in fatto di divani. Tanto fu che un po’ il viaggio, un po’ la tensione della discussione con il consiglio, piombai in un sonno ristoratore quasi immediatamente.

La pendola suonò le 23 ed un po’ i rintocchi di quelle campane tubolari, un po’ il peso di Temistocle comodamente accoccolato sulla mia pancia, mi svegliai del tutto. Mi mi si a lisciare il pelo al gatto che in risposta comincio a fare le fusa molto sonoramente. «Ti sei divertito mentre ero via? Hai fatto la guardia? Cacciato tutti i topolini?» Temistocle mi guardava con quei profondi occhi verdi, ma era come se mi dicesse che non gliene poteva fregare di meno di tutto quello che stessi dicendo: l’importante era che non smettessi di carezzarlo! Non durò a lungo: Temistocle drizzò le orecchie mentre arrivava il mio coinquilino, ma restò comunque dove era, sperando che continuassi a coccolarlo, cosa che feci. «Presto presto, sta arrivando, ricomponiti!!» Aveva un tono decisamente nevrastenico: e visto che si era comportato in quel modo solo in altre specifiche situazioni capii subito di chi parlava. «D’accordo arriva, arriva e allora? Devo stendere il tappeto rosso? Accendere mazzi di salvia ed incenso e far arrivare un coro?»

Lo dissi volutamente con un tono scherzoso, ma non c’era verso quando la Creatura delle Colline veniva a trovarmi a casa il mio ospite dava di matto: era chiaro che lo temeva, ma forse più che temerlo lo riveriva. Attesi che Temistocle scappasse via: a lui la Creatura delle Colline non piaceva di sicuro, e nemmeno 10 secondi dopo si alzò di scatto saltando sulla mia pancia dove atterrò sulle 4 zampe con la gobba ed il pelo irto. Lo ringraziai mentalmente visto il dolore degli artigli conficcati nella mia pelle. Temistocle non mi diede bado e schizzò su in soffitta. Chissà se era una sua credenza o davvero, per qualche motivo, la Creatura delle Colline non poteva entrare in soffitta, prima o poi magari glielo avrei chiesto.

«Salute Maestro del Mattino,» si palesò la Creatura delle Colline, «Salute a te Signore. Già concluso il tutto?» Rise e fragorosamente. La prima cosa che gli chiesi, a quel punto fu: «Øystein è arrivato vivo al Consiglio dei Nove, vero?» «Certo che si!» mi rispose con un tono, falsamente, indignato «cosa credevi che me lo sarei mangiato per strada?» Mi domandò con lo steso tono. Ma io ero ancora preoccupato. «Ed e ancora vivo, Øystein?» Chiesi ancora in pensiero all’idea della decisione del Consiglio dei Nove. «Si, si, sta tranquillo il tuo mortale è vivo.» Mortale? Che diamine gli avevano fatto.

«Come mortale? Era il primo, ed unico, allievo del Maestro di Skarsvåg!?» «Hai detto bene, Maestro del Mattino, era!! Ms il suo comportamento è state giudicato fortemente offensivo rispetto alla vita di uno stregone, per cui gli hanno tolto ogni potere, e reso di nuovo mortale. D’altronde non credo preferisse l’alternativa…» Mi disse la Creatura delle Colline mentre io mi domandavo che diamone di peggio potevano essersi immaginati come alternativa, ma la Creatura delle Colline non aveva terminato: «e a tal proposito…» continuò, mentre mi prendeva un nodo allo stomaco, «questi, per adesso, sono tuoi» disse mentre sul grande tavolo rotondo iniziarono a comparire diversi volumi, oggetti, ed attrezzi vari.

«Immagino fossero del Maestro di Skarsvåg dissi laconicamente.» «Già: sono tuoi finché non sarà preparato un nuovo maestro per Skarsvåg. Quando sarò pronto, ed accolto nella comunità, glieli farai riavere: non volevi certo che tutto il suo materiale andasse perso vero??» Ovvio che non lo avrei mai voluto «Potevate lasciarli in custodia al Consiglio o riposti nell’eremo del maestro di Skarsvåg a questo punto, perché darli a me?» Ero seriamente preoccupato per quello che stava per arrivare come risposta. «Stai tranquillo Maestro del Mattino, non ci sono riusciti. Ci hanno provato a rifilare a te il controllo della zona polare europea, ma mi sono opposto.

Visto come il consiglio si è dimostrato stolto, ho, quando è stato chiesto il mio parere, detto semplicemente che un po’ di azione sul campo forse avrebbe giovato al consiglio. Così il Consiglio dei Nove ha decretato che sino alla maturità del nuovo maestro di Skarsvåg, il consiglio userà l’eremo del compianto maestro di Skarsvåg, come sede operativa e…» pausa volutamente teatrale, «si preoccuperà di provvedere alle necessita della zona polare europea, di fatti sostituendo il maestro di Skarsvåg.» Il suo tono era raggiante, come di uno scienziato che avesse scoperto la cura definitiva dei tumori. Questi aspetti, a volte così umani, nella Creatura delle Colline mi spaventavano!

«Ma di Øystein, alla fine, che ne è stato?» Domandai visto che al momento della sua entrata nella comunità, magica, era stato cancellato il suo ricordo a tutto il parentado ed amici. «É un umano ormai, cosa vuoi che me ne interessi??» Non riuscivo ad immaginarmi, di colpo tornato mortale, in un mondo senza alcun collegamento affettivo o amicale. Quel poveretto se la sarebbe vista sicuramente male i primi tempi. «Tranquillo Maestro del Mattino, ho provveduto personalmente a ripristinare i ricordi della famiglia. Loro ricordano solo che a diciotto anni è partito a lavorare in nave ed è tornato ora per cambiare vita e restare a terra. Il mortale ha accettato la questione.» Ed avrei voluto ben vedere che non la accettasse: almeno aveva una famiglia da cui tornare e ricominciare, anche se il sapere di uno e più universi a fianco a lui e non poterli più toccare vedere, interagirci, sarebbe stato piuttosto traumatico.

Alla fin, fine se l’era cercata Øystein: io, di certo, non volevo la Lama nera degli Spiriti in eredità, e se il maestro di Skarsvåg decise in questo modo, doveva aver pensato che Øystein o non fosse pronto o, forse, non lo sarebbe mai stato.



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